Prima ondata COVID-19: come funziona e come si combatte  

Roberto Biancastelli - Ex dirigente di ricerca I.S.S. (1965-1980)


RIASSUNTO:
L'autore e' un fisico che in un momento difficile per l'Italia colpita da pandemia ha cercato di portare un suo contributo.
I fisici impegnati nella Ricerca sono abituati a cimentarsi con problemi sconosciuti analizzando i dati sperimentali.
Questo ha fatto in questo articolo arrivando a comprendere le modalita' di evoluzione dell'epidemia dalla curva dei decessi in Italia (ARTICOLO INIZIALE 22/4).
Poi a partire dall'11/5 ha iniziato ad inserire degli aggiornamenti, in cui registrava i progressi nella comprensione del fenomeno, frutto dell'acquisizione di altri dati epidemiologici, clinici e sperimentali mano mano acquisiti dagli organi di stampa e citati nell'articolo.
Una prima previsione, dimostratasi poi corretta, e' stata quella di affermare che la curva dei decessi e dei contagi non tendesse a zero ma ad un valore costante, come in pratica e' poi stato.
Un secondo risultato e' stato quello di segnalare il danno, in vite umane perse, prodotto dal ritardo nell'avvio del lockdown, risultato a cui sono poi giunti (Aggiorn. 21/5) anche i ricercatori della Columbia University, pubblicato sul New York Times.
Punto rilevante del lavoro svolto (Aggiorn. 9/6 e 11/6) e' la nostra presunta comprensione dei meccanismi del contagio, in cui gli asintomatici risultano svolgere un ruolo molto importante, al punto da mettere in dubbio la possibilita' di risolvere il problema Covid-19 con il vaccino. I risultati finali raggiunti sono scritti nell'Aggiornamento del 18/6.

PREFAZIONE:
Queste informazioni sono state scritte il 17/4 e pubblicate il mattino del 19/4 come il contributo personale di un fisico, che ha lasciato l'I.S.S. ben 40 anni fa e da allora non ha avuto con l'Istituto alcun altro contatto se non il contributo su invito presentato al Convegno del 2017, descritto in questo stesso sito. Quindi l'I.S.S. non e' ne' titolare ne' responsabile delle informazioni qui' presentate che sono esclusivamente un contributo d'interpretazione personale dei dati fatta dall'autore con il suo parere. L'autore non ha competenze di virologia ma solo di fisica; allora perche' tratta questo argomento? Perche' molte sono le informazioni nascoste nei vari dati disponibili sulla contagiosita' del COVID-19 ed i fisici sono abituati ad estrarle in quanto questa attivita' fa parte del loro bagaglio professionale.
L'analisi che segue mostra come si possono estrarre informazioni molto importanti dalla curva dei decessi giornalieri per COVID-19.
L'esposizione sara' in forma didascalica perche' diretta ad un pubblico non specialistico e perche' contribuisca a fornire ai lettori le informazioni utili per ridurre i rischi di un loro contagio: siamo infatti convinti che molti contagi avvengono per impreparazione e potrebbero facilmente essere evitati se si fosse un po' piu' informati su come i contagi avvengono.
Le informazioni presentate sono state raccolte dall'autore da organi di stampa, se ritenute affidabili ed utili allo scopo di aiutare a proteggersi dal virus. La qualita' di questi dati e' in genere molto approssimativa ma questo non inficia la validita' delle argomentazioni presentate.
E' facolta' e responsabilita' del lettore avvalersi o diffondere le indicazioni qui' fornite.



INDICE: (Clicca per accedere, Indietro per tornare qui')
  1. 1.0 ARTICOLO INIZIALE del 22 aprile 2020: Evoluzione della pandemia in Italia
  2. Aggiornamento del 11/5: Pandemia sotto controllo
  3. Aggiornamento del 11/5: Contact tracing, il focolaio di Seul
  4. Aggiornamento del 21/5: Il "Lockdown" salva vite umane (da Columbia University)
  5. Aggiornamento del 1/6 : Fine del "Lockdown" e previsioni future
  6. Aggiornamento del 9/6 : IMPORTANTE: Ci sono gli "Alieni" tra noi ?
  7. Aggiornamento del 11/6: Il ruolo degli ASINTOMATICI - Nuovi scenari
  8. Aggiornamento del 13/6: Il problema degli asintomatici CONTAGIOSI
  9. Aggiornamento del 14/6: Gestione dei focolai con il "contact tracing" - I focolai di Roma
  10. Aggiornamento del 17/6: I focolai di Pechino e Germania
  11. Aggiornamento del 18/6: Conclusione
  12. 2.0 ARTICOLO SEGUENTE (27/6): Cosa ci aspetta in futuro con il Sars-CoV-2
  13. Aggiornamento del 9/7: COMPRENSIONE E RISULTATI FINALI <--- NOVITA'
  14. Aggiornamento del 30/8: l'epidemia degli asintomatici rivelata
  15. Appendice A: La ripresa dell'economia (22/4)
  16. Appendice B: La ripresa del turismo (25/4)
  17. Appendice C: La ripresa delle attivita' ricettive (29/4)


1.0 ARTICOLO INIZIALE:L'evoluzione della pandemia in Italia
Andamento attuale (al 22 aprile 2020) dell'epidemia di COVID-19 in Italia e sua interpretazione:
Iniziamo presentando il grafico dal 15/3 al 22/4 del numero dei decessi giornalieri, che a nostro avviso e' quello che meglio di tutti rappresenta l'andamento dell'epidemia perche' riteniamo ragionevole assumere che siano sempre una frazione costante dei contagi (con un sistema sanitario invariato), traslata nel tempo di un paio di settimane rispetto alla data dei contagi, e perche' piu' affidabile in quanto sono dati registrati all'anagrafe. Riteniamo che gli altri dati sui contagi siano invece meno validi a rappresentare l'andamento reale dell'epidemia perche' inquinati dal numero totale dei tamponi eseguiti nei vari giorni, che e' variabile, e per il ritardo della comunicazione dei risultati, variabile da 3 a 10 giorni.
I dati esposti nel grafico sono solo quelli resi pubblici dalle comunicazioni fatte dalla Protezione Civile e da noi trascritti (ogni punto riporta il dato giornaliero dei decessi per COVID-119 a partire dal 15/3, a sinistra, fino al 22/4, a destra).


ANALISI: Il grafico mostra l'andamento temporale, dal 15/3 al 8/5, del numero dei decessi per COVID-19 in Italia.
Da sinistra a destra si vede prima un andamento crescente che sarebbe continuato verso l'alto in modo "esponenziale" (con elevate perdite umane) se non fosse intervenuto il Governo con il decreto di "chiusura" o "lockdown" a limitare i contagi delle persone.
A quel punto l'andamento dei nuovi contagi ha smesso di crescere e questo effetto si puo' osservare nella curva dei decessi con il ritardo di un paio di settimane, determinato dal valor medio del tempo di sopravvivenza dei pazienti che purtroppo decedono (si puo' determinare dalla posizione del picco o inizio della discesa e la data del decreto che ha istituito il "lockdown").
Nella curva si vede chiaramente l'inizio della decrescita del numero dei decessi giornalieri dal valore massimo di 969 raggiunto il 27/3, fino ad attestarsi poi ad un primo livello costante (che chiamiamo "plateau") intorno a 600, che dipende dal livello costante dei contagi residuali nelle condizioni di chiusura ("lockdown").
La curva dei decessi giornalieri e' rimasta a quel livello costante per un paio di settimane: infatti si possono contare 12 punti in "plateau" (nel grafico ogni punto corisponde al dato di un giorno).
Poi ha ripreso a diminuire fino a raggiungere il valore di 260 decessi giornalieri a partire dal giorno 26/4. Questo potrebbe essere un nuovo livello costante ("plateau") ma solo i dati dei prossimi giorni potranno confermarlo.

La prima discesa che si osserva nel grafico per raggiungere il livello del "plateau" di 600 non ci sarebbe stata, a nostro avviso, se la chiusura fosse stata decretata una settimana prima (sette sono i dati in discesa), perche' la curva nella sua salita non avrebbe superato il livello del "plateau" di 600.
Questa prima discesa nel grafico e' la migliore dimostrazione sperimentale del danno che si produce quando un Governo ritarda il "lockdown": e' quantificato dalla grandezza dell'area sotto il picco che compare quando si e' decretato il "lockdown" in ritardo, come crediamo sia stato fatto colpevolmente (perche' potevano averlo capito, come abbiamo fatto noi) quegli Stati cosiddetti "negazionisti" come Brasile, Bielorussia o altri Stati come UK o la Svezia (che inizialmente l'hanno considerata come un'influenza anziche' una polmonite virale). Nel caso della Svezia si sono cosi' verificati 291 morti per milione di abitanti contro una media di 50 negli altri Paesi scandinavi.
Se non ci fosse stato ritardo il picco non comparirebbe ed il numero di decessi complessivo sarebbe inferiore. E' molto importante che tutti i Governi acquisiscano questa informazione, non fornita dai dati "cinesi", per salvare vite umane.

La seconda discesa che si osserva nel grafico da 600 a 260 decessi giornalieri puo' trovare spiegazione nei progressi terapeutici intervenuti, come ad esempio quello della scoperta fatta (Spedali Civili di Brescia) che nell'infezione polmonare post virale un farmaco antinfiammatorio per l'artrite reumatoide (anticorpi monoclonali) risulta efficace nel limitare la sindrome iperinfiammatoria (crescita incontrollata della reazione infiammatoria dell'organismo) che puo' essere letale. Con l'adozione di questo farmaco si sta riuscendo cosi' a salvare la vita ad una percentuale significativa di pazienti in condizioni critiche e questo potrebbe spiegare l'abbassamento del livello del plateau dei decessi osservato. Se questo e' vero non si tratta dell'inizio di una andamento decrescente della curva dei decessi ma di uno spostamento verso il basso del livello costante del plateau, specifico solo della curva dei decessi ma non di quella dei contagi, in cui NON comparira' questo comportamento a "gradino discendente", protratto per il numero di giorni necessssari alla diffusione di questa nuova terapia nei vari ospedali.

La curva dei contagi dovrebbe rimanere ad un livello costante, a meno di interventi efficaci come quello della riduzione del numero dei malati domiciliati con trasferimenti in strutture protette (contribuiscono per il 25% al numero dei contagi) e di un leggero calo prevedibile nel tempo per un miglior livello di addestramento raggiunto dalle persone. Da giugno poi e' anche possibile un'ulteriore lenta discesa per la diminuzione dell'esposizione al virus della popolazione nel periodo estivo, dovuta alla possibile minore persistenza del virus attivo nell'ambiente per l'innalzamento della temperatura (fenomeno ben noto, anche riscontrabile nell'epidemia influenzale).
La curva scenderebbe fino a zero se si riuscisse a portare addirittura a zero le possibilita' di contagio per tutta la popolazione. Questo potra' avvenire quando tutti saranno stati vaccinati. Fino ad allora ulteriori riduzioni dei contagi dipenderanno da una migliore diffusione della consapevolezza di come si puo' rimanere contagiati. Anche l'innalzamento estivo delle temperature potrebbe ridurre i tempi di esposizione ai virus, se questi rimanessero attivi per meno tempo nell'ambiente, riducendo cosi' il numero dei contagi.
In assenza di provvedimenti atti a migliorare la protezione dai contagi questi dovrebbero rimanere ad un livello costante. In tali condizioni anche i decessi giornalieri rimarrebbero ad un livello costante anche se il loro livello, a differenza dal numero dei contagi, potrebbe scendere per i progressi nelle terapie salvavita.




AGGIORNAMENTI:
Al 11/5: PANDEMIA SOTTO CONTROLLO Ottime notizie: il numero dei decessi comunicato alla sera del 10/5 e' sceso a 165; unitamente al basso numero dei nuovi contagiati, con numero di tamponi effettuati alto, si puo' ritenere che l'epidemia sia attualmente sotto controllo con un basso indice di contagiosita' R0.
L'ulteriore recente riduzione del numero dei decessi giornalieri risente in modo sensibile del successo delle terapie con plasma iperimmune Covid-19 contenente anticorpi immunizzanti dei pazienti guariti, intraprese ove possibile, che ha piu' che dimezzato, dal 15 al 6% (ospedale S.Matteo di Pavia), il numero dei decessi nei reparti di terapia intensiva.
In seguito ai continui progressi raggiunti dai medici italiani nelle terapie applicate a questo virus Covid-19, inizialmente sconosciuto, la curva dei decessi giornalieri ha perso la rappresentativita' dell'andamento dei contagi che aveva nella fase iniziale dell'epidemia.
Per questo motivo per ora dichiariamo concluso questo nostro lavoro volto alla comprensione dell'andamento reale dell'epidemia, fatto dalla curva dei decessi, iniziato quando sembrava che tutti attendessero l'azzeramento in tempi brevi della curva dei contagi giornalieri, in seguito all'avvio del "lockdown" della popolazione. Ora sembra si sia ben compreso che cosi' purtroppo non sara' ed anche l'O.M.S. afferma che la pandemia durera' ancora a lungo.
Bisogna prendere coscienza che probabilmente non ci troviamo di fronte ad un fenomeno passeggero ma alla comparsa di una nuova influenza, come quella stagionale, con due caratteristiche pero' molto peggiori: l'elevata contagiosita' e la maggiore letalita'.
C'e' da attendersi che anche questa epidemia possa presentarsi con una ricorrenza stagionale con delle mutazioni spontanee nel suo DNA che possano variarne le caratteristiche di volta in volta. Questo potrebbe rendere necessario ripetere la vaccinazione ogni anno in modo analogo a quanto accade per l'influenza stagionale, se il virus riesce a rimanere attivo nell'ambiente in qualche parte del mondo.

"CONTACT TRACING": L'ultima cosa che vogliamo segnalare e' l'urgenza di rendere operativo anche in Italia, nel modo piu' esteso ed "invasivo" possibile (come la localizzazione che tutti accettiamo deliberatamente usando le mappe di Google con gli smartphone), il sistema di "contact tracing" con un'app su smartphone, perche' il metodo della quarantena in caso della comparsa di nuovi focolai di contagi, molto probabile con un virus come Covid-19 che ha un cosi' alto grado di contagiosita', e' piu' facilmente praticabile nei casi di piccoli paesi ma non di grandi citta'.
Non possiamo essere certi di nulla con questo nuovo virus ma lo scenario con cui abbiamo a che fare sembra abbastanza inquietante e va considerato con la dovuta serieta'. Valga a questo scopo l'esempio recente del focolaio di Seul, capitale della Corea del sud, in un'area popolata da 25 milioni di persone, in cui nella sera del 5 maggio una sola persona infetta e asintomatica in una sola serata girando tra i bar ha diffuso il contagio ad altre 50 persone che a loro volta inconsapevolmente nei giorni seguenti hanno iniziato a diffondere l'epidemia in quella grande citta'.
Inizialmente le autorita' sembrava che fossero riuscite a controllare il focolaio individuando subito ben 120 nuove persone contagiate grazie a 20000 analisi di tamponi eseguite immediatamente nel quartiere, in modo efficiente seguendo le indicazioni del sistema di "contact tracing" gia' operativo in Corea, nel tentativo di non dover ricorrere ad un nuovo lockdown della citta' che avrebbe avuto costi economici e sociali enormi. La ricerca continua e dopo 20 giorni e' arrivata ad individuare 255 persone contagiate, dopo l'analisi di 83000 tamponi.
Dopo 22 giorni pero' (aggiornamento del 28/5), non essendo evidentemente riusciti a rincorrere tutti i contagi neanche con il "contact tracing", le Autorita' hanno dovuto purtroppo ripristinare il lockdown a Seul, sia pure nella sola municipalita' interessata, per limitare l'espansione incontrollata dei contagi.
Questo e' un rischio reale che incombe su tutti i grandi centri urbani e potra' ancora accadere in ogni altra citta' del mondo in futuro.
Un focolaio epidemico e' come l'inizio di un incendio: se si riesce ad intervenire subito con efficienza si spegne facilmente (il "contact tracing" puo' aiutarci in questo) altrimenti si espande e diventa sempre piu' difficile da controllare soprattutto se c'e' molta legna secca (cioe' tanta gente infettabile, com'e' in ogni grande citta').
Questo episodio avvenuto in Corea testimonia l'uso del "contact tracing".
In Italia va bene la scelta fatta di usare il segnale radio BT perche', a differenza del GPS, e' funzionante anche all'interno degli edifici.
Non possiamo pero' nascondere il nostro disappunto per il fatto che le nostre Autorita' sembra che antepongano la tutela della privacy alla protezione della salute, quando hanno deciso di rendere facoltativo l'uso dell'app "Immuni" e di limitarne l'uso nel tempo a pochi mesi, quando si concede invece a delle multinazionali straniere (come Google per l'uso delle sue mappe) di tracciare con il GPS tutti gli utenti per un tempo illimitato semplicemente con un consenso raccolto dalla quasi totalita' degli utenti in modo rapido e spesso senza nemmeno tanta consapevolezza.

Aggiornamento al 21/5: IL "LOCKDOWN" PER SALVARE VITE UMANE
Apprendiamo con sgomento i risultati di una ricerca della Columbia University pubblicata sul New York Times di oggi che ha quantificato il costo del RITARDO nell'avvio delle misure di lockdown negli USA a marzo in termini di vite umane perse: Questi risultati, se corretti, confermano la conclusione a cui siamo arrivati un mese fa con questo articolo.
In USA, in cui l'Amministrazione ha voluto attendere piu' che in Italia per avviare il lockdown, l'incremento dei decessi dovuti a questo ritardo NON avrebbe raggiunto questi valori che riteniamo agghiaccianti, perche' evitabili se non si fosse ritardato il lockdown, che costituiscono un atto di accusa per gli amministratori (il Presidente ed i Governatori), responsabili di aver atteso troppo per avviare il lockdown. Una responsabilita' morale non meno grave ricade sui consiglieri scientifici, che possomo comprendere l'evoluzione dell'epidemia con i dati a loro disponibili, se non sono riusciti a spiegarla con semplicita' e chiarezza a chi governa (non occorre essere virologi per comprendere l'argomento).
Il metodo della quarantena con il distanziamento sociale non e' una scoperta recente: si usava gia' nel Medioevo. Questi dati danno una misura del valore del metodo "lockdown", adottato in Italia e poi in (quasi) tutti gli altri Paesi.
Non vogliamo nemmeno immaginare quale sara' questo bilancio per Paesi come il Brasile o la Svezia che rifiutano il lockdown. Oltre ad un numero molto alto di decessi, quando in un Paese si consente all'epidemia di espandersi molto, diventa poi anche piu' difficile riprendere il controllo della situazione per il grande numero di persone infette circolanti.
In Italia, come abbiamo dedotto nell'analisi dei dati da noi fatta ad aprile ed esplicitamente discussa in merito a questo argomento (vedi piu' avanti nella nostra "Analisi"), il ritardo rispetto al momento migliore per avviare il lockdown e' stato di circa una settimana (8 giorni), come abbiamo dedotto dalla larghezza del picco nel grafico dei decessi (8 punti).
Questo ritardo ha consentito alla curva dei decessi, nella sua salita esponenziale, di superare il valore dell'apparente plateau (andamento piu' costante) che abbiamo stimato intorno a 660 e generare cosi' il picco visibile nel nostro grafico.
La curva dei decessi avrebbe continuato a salire esponenzialmente in assenza del lockdown, ben oltre i 1000 decessi al giorno, senza scendere verso il valore piu' "costante" stabilito dal lockdown (il "plateau"), determinato da un maggiore equilibrio tra il minor numero dei nuovi contagi ed il numero di guarigioni e decessi, che interrompe la crescita incontrollata (in assenza del lockdown) del numero dei malati e conseguentemente anche del numero dei decessi che e' sempre una certa percentuale del numero dei malati.
Negli USA, in cui si e' ritardato il lockdown, la curva ha continuato a salire arrivando a registrare molti decessi (il picco nel grafico e' arrivato piu' in alto), che si sarebbero potuti evitare se con il lockdown si fosse impedito di farla salire cosi' tanto. E' questa l'importanza del metodo del lockdown (quarantena).
In Italia il costo del ritardo di 8 giorni nell'avvio del lockdown ci risulta essere stato di circa 1236 vittime, come abbiamo valutato dai dati reali dei decessi, calcolando l'area del picco sopra al plateau nel grafico (abbiamo sommato le differenze tra gli 8 valori della curva sopra al plateau ed il valore del plateau che abbiamo stimato intorno a 660 decessi giornalieri).
I ricercatori della Columbia University sono arrivati a questo risultato in maniera meno diretta di noi, confrontando le simulazioni delle due curve dei contagi, con lockdown anticipato di 1 e 2 settimane, rispetto alla curva reale. Al momento del calcolo i decessi reali erano 65307 mentre i decessi previsti con 1 settimana di anticipo sarebbero stati 29410 e con 2 settimane di anticipo sarebbero stati solo 11253.
Il valore di 1236 da noi stimato in Italia, se confrontato con i dati USA, lascia intendere che la popolazione effettivamente coinvolta in Italia e' stata circa 30 volte di meno di quella negli USA (perche' il costo in vite umane del ritardo di una settimana e' stato circa 30 volte minore).
Il picco nella curva dei decessi in Italia, largo 8 punti cioe' 8 giorni, noi crediamo che NON ci sarebbe stato se il lockdown fosse stato avviato 8 giorni prima, perche' l'epidemia allora non aveva ancora raggiunto il valore di contagi che avrebbe poi portato al valore del plateau nella curva dei decessi (lentamente discendente poi grazie ai progressi nelle terapie).
Ma allora non si poteva valutare in anticipo questo fenomeno perche' c'erano meno informazioni sull'evoluzione dell'epidemia, in quanto non erano stati resi disponibili sufficienti dati dalla Cina.

Aggiornamento al 1/6: "FINE DEL LOCKDOWN E PREVISIONI FUTURE":
Il 3 giugno in Italia si riaprira' alla circolazione delle persone senza limitazioni tranne principalmente 3 soli obbligh: quello di evitare assembramenti di persone, di rispettare la distanza minima di 1 metro dalle persone con cui non si convive e di indossare una mascherina di tipo chirurgico nel locali pubblici chiusi. Questo sulla base dell'osservazione che il virus non e' sparito del tutto in Italia ma l'infezione Covid-19 e' meno fequente e si manifesta con sintomi piu' leggeri.
Tutto quanto diremo non e' specifico solo per l'Italia ma e' ugualmente valido per ogni altro Paese che sia stato interessato dall'epidemia Covid-19.
Tutti ci auguriamo che con il miglior addestramento raggiunto delle persone si riesca a convivere con il virus e che la situazione non peggiori.
Convivere con il virus e' una seccatura ma, se si e' capito cosa si puo' fare e cosa non si deve fare, non e' poi cosi' tragico.
Si puo' vivere tranquilli sapendo che se si entra in contatto con pochi virus molto probabilmente non succede niente perche' il sistema immunitario se ne accorgera' e li fara' fuori.
Bisogna fare attenzione pero': un grosso rischio di rimanere infettati si verificherebbe entrando in contatto con un'elevata carica virale, perche' allora i virus sono troppi ed avranno la meglio loro. Una carica virale elevata e' nelle microgoccioline di saliva ("droplets" in inglese, del diametro >=5 micrometri che arrivano in aria fino ad un metro di distanza) contenute nel fiato di una persona infetta: sembra che con uno sternuto possano essere emessi anche centinaia di milioni di virus!
L'importanza della carica virale e' suffragata anche dall'osservazione che le persone infettate e poi guarite non sembrano essere molto contagiose se diventano nuovamente positive: noi crediamo che questo accada perche' queste persone, avendo molti anticorpi, emettono un fiato che contiene molti meno virus e le loro microgoccioline di saliva, che sono i vettori dei virus all'esterno, hanno una carica virale modesta.
Quando la carica virale e' modesta i virus si fermano nella gola e non arrivano ai polmoni, cosi' le sindromi sono piu' lievi. Quando questi casi diventano molto numerosi, cioe' quando l'epidemia ha progredito, infettando molte persone, si puo' avere l'impressione che il virus sia diventato meno aggressivo ma secondo noi non e' cosi': questo accade quando, con il passare del tempo, il numero di persone sieropositive che immettono nell'ambiente microgoccioline di saliva con piccola carica virale e' cresciuto molto. Sono persone contagiose ma meno di una persona malata, cioe' infetta con sintomi ben evidenti.
Per questo e' importante che tutti, quando sono in prossimita' di altre persone, continuino ad usare le mascherine, che possono trattenere queste microscopiche goccioline di saliva. Le microgoccioline di saliva delle persone infette, che possono essere anche persone senza alcun sintomo (come ciascuno di noi, che possiamo essere entrati in contatto con il virus inconsapevolmente) sono pericolose quindi non devono essere inalate e non si deve toccare nulla in cui queste goccioline possono essersi depositate (per esempio mascherine, tavoli, mani, maniglie, vestiti, ecc.).
Ecco quindi le previsioni sul futuro prossimo: essendo insufficienti le informazioni scientificamente accertate, a causa della novita' di questo virus, si ascoltano previsioni soltanto immaginate, anche da scienziati di fama che preferiscono presentare gli scenari piu' diversi pur di evitare di dire al pubblico la verita', cioe' che sanno ben poco.
Questi sono alcuni esempi: Io non essendo un virologo ne so certamente meno di molti altri in questo campo ma da fisico abituato alla Ricerca, in cui si e' abituati ad affrontare problemi sconosciuti usando intuito, idee e fantasia, ho messo insieme tutte le informazioni a me disponibili e mi sono fatto anch'io un'idea abbastanza precisa e niente affatto gradevole (purtroppo) sul futuro della sindrome COVID-19.
Ecco secondo me qual'e' la situazione ad oggi:
  1. Non credo che il virus abbia avuto il tempo necessario perche' gli si sia modificato il DNA e sia "mutato" in una forma meno aggressiva (salvo prova sperimentale contraria, che per ora manca).
  2. Spieghiamo ora, in termini molto elementari e credo difficilmente contestabili, perche' d'estate l'epidemia si riduce (N.B. in Brasile dove sta esplodendo l'epidemia, con mesi di ritardo, ora sta finendo l'estate e nei Paesi caldi, tropicali, l'epidemia non e' esplosa con grande virulenza).
    Possono esserci anche altre cause concorrenti ma credo che in Italia stia ora succedendo quello che accade d'estate agli altri virus simili, come quelli del raffreddore o dell'influenza stagionale: semplicemente un agente fisico (il calore del sole), facendo crescere la temperatura, aumenta i moti vibratori e rotatori di tutte le molecole presenti nell'ambiente, aumentando ed accelerando i danni ai virus, che vedono cosi' ridursi le loro capacita' di contagiare.
    In altre parole un virus emmesso da una persona infetta rimane attivo nell'ambiente a quanto sembra circa per 4 giorni a 10 gradi centigradi, per 1 giorno a 20 gradi, per 1 ora a 35 gradi, ecc. (i dati sono solo esemplificativi).
    Se i virus d'estate rimangono attivi nell'ambiente per un tempo 100 volte minore rispetto all'inverno allora l'esposizione della popolazione ai virus si riduce di un fattore 100 (quindi anche il numero dei contagi si riduce di un fattore 100) e l'epidemia sembra scomparire (i parametri che ne descrivono la crescita vanno sotto soglia).
    In queste condizioni pero' il virus non scompare ma rimane in uno stato latente, con l'epidemia assente, perche', anche se con probabilita' molto piu' bassa, alcuni virus riescono ancora a venire in contatto con qualche umano per riprodursi, in attesa dell'inverno in cui la contagiosita' torna a crescere e l'epidemia puo' cosi' ripresentarsi, aiutata dalla diminuzione delle difese immunitarie della popolazione legate al freddo (dovremo quindi ancora di piu' nel prossimo inverno metterci la "maglietta di lana"!).
    La permanenza del virus nell'ambiente durante l'estate e' favorita dall'errata sensazione della popolazione che, considerando finita l'epidemia, e' indotta ad abbandonare le precauzioni anticontagio. Cosi' molti vengono in contatto con le piccole cariche vitali in circolazione e diventano inconsapevolmente dei pazienti asintomatici per il periodo non breve in cui questa patologia sia pur lieve perdura, assicurando cosi' la "sopravvivenza" del virus SARS-Cov_2 durante l'estate.
  3. Il Covid-19 puo' essere una patologia molto grave se si verificano due condizioni:
    • il paziente e' entrato in contatto con una carica virale elevata;
    • il paziente e' totalmente privo di anticorpi specifici.
    Con il passare delle stagioni questa seconda condizione tendera' sempre piu' a mancare perche' sara' sempre piu' elevata la percentuale di popolazione che in qualche modo e' entrata in contatto con il virus ed ha cosi' sviluppato una qualche forma di difesa immunitaria.
    Quindi c'e' da attendersi che negli anni la virulenza del Covid-19 si attenui ma non per tutti, quindi sara' comunque auspicabile poter disporre di un vaccino.
  4. Perche' questo virus non e' come un'altra influenza? Per due buoni motivi:
    • Covid-19 puo' essere letale e se si riesce a sopravvivere puo' lasciare lesioni permanenti anche molto gravi (un giovane di 18 anni a Milano ha dovuto subire un doppio trapianto di polmoni perche' le cellule polmonari distrutte dal virus durante la sua replicazione non si rigenerano).
    • Il virus di Covid-19 e' subdolo perche' in molti casi, soprattutto nei giovani, che hanno buone difese immunitarie, si manifesta in forma talmente leggera che talora neanche viene percepita come malattia ma solo come un leggero malessere (come quei mal di gola che tutti subiamo due o tre volte ogni anno). Pero' la persona e' infetta di un virus estremamente contagioso ed inconsapevolmente puo' infettare le altre persone con cui viene in contatto (sono i cosiddetti pazienti asintomatici).
  5. Il guaio e' che il decorso dell'infezione, anche se nascosta, puo' durare a lungo (anche uno o due mesi) e questo aumenta di molto la pericolosita' di contagio dei pazienti asintomatici che circolano all'insaputa di tutti.
    Questo non accade ne' con il raffreddore ne' con l'influenza. Per questo Covid-19 e' peggiore!
Che succedera' allora se tutto cio' fosse vero? (N.B. ancora nessuno lo sa con certezza scientifica)
Passeremo un'estate diversa ma abbastanza serena, purche' tutti siano diventati consapevoli che il problema non e' risolto ma solo sospeso ed adottino tutte le precauzioni per non far crescere troppo i virus ancora presenti nell'ambiente anche d'estate.
Dovremo continuare a rispettare per quanto possibile anche d'estate le giuste precauzioni (distanziamento, mascherina quando serve, ecc.) per ridurre al massimo la probabilita' di venire in contatto con i virus ancora circolanti, perche' sparsi in giro da persone infette ed asintomatiche, che continuano ad essere presenti (e potrebbero essere molto numerose perche' le modeste cariche virali circolanti probabilmente potranno produrre piu' casi asintomatici che non malati gravi), contribuendo cosi' alla permanenza dei virus nell'ambiente (che altrimenti si estinguerebbero), aiutandoli a replicarsi infettando alcune cellule degli umani (purtroppo sara' molto difficile impedirlo costantemente).
Ma non si deve commettere l'errore di pensare che il virus non e' piu' una "tigre assassina" ma un "gatto addomesticato" perche' queste sue manifestazioni meno virulente NON sono l'effetto di una mutazione che ha trasformato un virus letale in uno piu' buono. Il virus SARS-Cov-2 e' immutato, e' diminuita solo la sua contagiosita' per cause esterne.
Si potrebbe anche pensare che se d'estate i sintomi sono lievi potrebbe nemmeno essere da scartare l'idea di prenderlo per acquisire un certo grado di resistenza immune (l'immunita di gregge). Secondo noi pero' non e' una buona idea, perche' sembra che possa attaccare vari organi, lasciando dei danni permanenti e questo non puo' essere escluso neanche quando i sintomi sono lievi.
Piu' i virus riusciranno a riprodursi in estate e piu' resteranno numerosi nell'ambiente, rendendo poi piu' estesa l'epidemia e piu' dura la nostra conseguente lotta per combatterla nel prossimo periodo invernale.
Per cui, anche se il pericolo sembra ormai passato, dobbiamo tutti fare il possibile per non abbassare la guardia durante l'estate, in cui l'epidemia sembra scomparsa.
Per questi motivi chi lavora per contrastare l'epidemia dovra' continuare ad adoperarsi per capire come riuscire ad individuare i malati asintomatici (che sembrano essere tanti, purtroppo) quanto meglio possibile, utilizzando anche il "contact tracing" che per questo deve restare operativo ed essere usato "obbligatoriamente" da tutti (sospendendo anche alcuni dei diritti alla Privacy, del tutto secondari in questo caso), non solo fino a dicembre 2020 come finora stabilito, ma finche' sara' necessario cioe' finche' non saremo tutti vaccinati e l'epidemia Covid-19 scomparsa.
Con il miglioramento della consapevolezza e dell'addestramento della popolazione credo che si potra' cosi' evitare un nuovo lockdown l'anno prossimo (grazie all'importanza del "know how" finora acquisito).

Aggiornamento al 9/6: "CI SONO GLI ALIENI TRA NOI ?"
Consideriamo i seguenti due fatti relativi alla regione Lombardia, appresi oggi (9/6) dagli organi d'informazione:
  1. Circa il 57% dei 10000 test sierologici effettuati nella provincia di Bergamo e' risultato positivo.
  2. Circa il 60% dei nuovi contagi odierni in Italia e' in una sola regione, la Lombardia.
Il secondo dato si riferisce ai nuovi contagi trovati negli esami con tampone per la ricerca dell'RNA del Sars-CoV-2 fatti ogni giorno nelle varie regioni italiane. Il numero dei contagi trovati dipende dal numero dei test eseguiti e dal tipo di pazienti esaminato (per esempio gli esami di controllo ripetuti sui pazienti guariti hanno un significato diverso ma sembra che siano stati messi insieme agli altri). Per questo nell' "Articolo iniziale" del 22/4 per determinare l'andamento dell'epidemia abbiamo preferito utilizzare i dati dei decessi giornalieri che erano piu' affidabili.
Preso atto del significato e dei limiti dei dati forniti, che ora pero' ci servono, consideriamo che rivelano la percentuale di persone con tracce del virus nel loro corpo, che possono essere quindi considerate come pazienti infetti, con o senza sintomi del Covid-19.
Questi dati, in assenza di certezze scientificamente provate al riguardo, ci portano ad ipotizzare uno scenario che non ci piace affatto.
Il secondo fatto sopra elencato e' una prova delle difficolta' che s'incontrano nel tentare di ridurre il numero dei nuovi contagi in Lombardia, regione molto colpita dall'epidemia. Ci viene allora spontaneo avanzare l'ipotesi che cio' possa essere dovuto al fatto che una buona parte delle persone asintomatiche in circolazione possa essere infetta ed in grado di trasmettere il contagio ad altri in incognito, altrimenti ritengo che si dovrebbe poter riuscire a far diminuire il numero dei nuovi contagi in Lombardia.

QUANTI SONO GLI ASINTOMATICI CONTAGIOSI ?
Dalla tabella mostrata in fondo a questo "Aggiornamento" risulta che la ricerca con tampone dei nuovi contagi in Lombardia trova circa il 2% di risultati positivi.
Se tutta la Lombardia fosse come la Bergamasca avrebbe circa il 50% di sieropositivi dai quali dovrebbero venire quel 2% di presunti infetti.
Tra il 50% di popolazione sieropositiva ci sono certamente gli asintomatici alcuni dei quali dovrebbero essere ancora infetti ed anche contagiosi: noi vorremmo sapere quanti sono.
Considerando i campioni su cui si sono fatti i tamponi significativo per tutta la Lombardia possiamo assumere che il 2% di tutta la popolazione lombarda risultata infetta (con tampone positivo) e' sicuramente tra i sieropositivi (50% circa se la diffusione dei siepositivi in Lombardia fosse come nella Bergamasca). Se in massima parte sono asintomatici, possiamo dedurre che circa il 4% del totale degli asintomatici e' contagioso, cioe' in grado di rilasciare nell'ambiente cariche virali sufficientemente elevate da infettare altre persone. Gli altri rilasciano probabilmente cariche virali piu' modeste, in grado di infettare solo in forma asintomatica, senza manifestare la malattia Covid-19, ma producendo comunque sieropositivita'.
Questo 4% ovviamente e' solo una stima, che vale quello che puo' valere stante la qualita' dei dati utilizzati e delle ipotesi fatte, ma lo scenario che ne deriva e' il seguente.
Quando una persona viene in contatto con il virus il suo organismo reagisce con una reazione immunitaria che produce gli anticorpi contro il virus e si possono verificare i casi seguenti: Queste persone asintomatiche mantengono i virus in corpo in forma nascosta, non rivelabile, diventando cosi' allevatori di colonie virali, e sono usate dal virus "parassita" per far sopravvivere la specie Sars-CoV-2, che altrimenti si estinguerebbe.
Un tale scenario conforta l'ipotesi che molti individui della popolazione lombarda siano stati infettati dal virus ma in forma lieve, perche' venuti in contatto con una debole carica virale, ed hanno cosi' sviluppato la reazione immunitaria nel loro organismo che ha prodotto la concentrazione di anticorpi, che li ha resi sieropositivi.
Questi pazienti asintomatici ed forse inconsapevolmente contagiosi potrebbero esistere in un numero che e' legato al valore di picco raggiunto dal numero delle persone infettate, che in Lombardia e' stato molto elevato. Aver trovato nella provincia di Bergamo cosi' tanti sieropositivi ci preoccupa percio' non poco (anche se fossero 40% invece del 57% sarebbero sempre tanti).
Per questo il fenomeno degli asintomatici cronici potrebbe essere piu' rilevante in Lombardia che non in altre regioni d'Italia. Altrettanto potrebbe essere vero in altri Paesi dove la pandemia si e' estesa anche piu' che in Italia.
ATTENZIONE: Lo scenario che si presenta in tal caso sarebbe degno dei migliori e piu' allucinanti film di fantascienza, in cui nemici alieni entrano in incognito nel corpo dei nostri simili, anche quelli a noi molto vicini, con intenzioni ostili e cosi' facendo si rendono immuni (loro) alle nostre armi (i vaccini).
Questa inefficacia del vaccino nei confronti di questi nemici "alieni" sarebbe vera perche' un paziente che e' portatore di una colonia virale cronica credo che abbia un sistema immunitario compromesso che non dovrebbe essere piu' in grado di reagire nel modo appropriato al vaccino, creando le difese immunitarie sperate. Cosi' gli asintomatici contagiosi, presunti responsabili del numero costante dei nuovi contagi trovati in Lombardia, potrebbero continuare a circolare, anche dopo la somministrazione di un vaccino, perpetuando la presenza del nemico invisibile (Sars-Cov-2) tra noi chissa' per sempre, mettendo in pericolo i nuovi nati ed le persone non vaccinate.
Questi scenari per noi finora imprevedibili sarebbero una diretta conseguenza di nuove proprieta' che avrebbe il virus Sars-Cov-2: Sarebbe una situazione allucinante perche', come capite bene, NON SE NE USCIREBBE NEMMENO CON IL VACCINO.
Occorrerebbe trovare dei farmaci antivirali specifici in grado di colpire direttamente il SARS-Cov-2 ma per ora tutti gli sforzi sembra siano concentrati invece nella ricerca immunologica (del vaccino che sarebbe comunque efficace per tutti i sieronegativi).
Forse converrebbe finanziare subito, senza indugi e con il dovuto impegno, anche le ricerche farmacologiche, dirette a colpire direttamente il virus SARS-Cov-2 anche nelle persone infette ma asintomatiche, che non sarebbero curabili con il vaccino e potrebbero continuare ad essere dei subdoli (perche' ignoti) vettori inconsapevoli del contagio.
Forse l'arma con la quale puo' essere sconfitto questo virus potrebbe non essere il vaccino ma una medicina costruita apposta per annientare il SARS-Cov-2 anche quando si nasconde in un gran numero di esseri umani apparentemente sani. Anche per questo traguardo potrebbe servire pero' molto tempo, scienza, risorse umane e finanziarie: per questo potrebbe convenire di partire subito con ricerche anche in questa direzione con il dovuto impegno, senza attendere il prossimo inverno.
Noi inizieremo ora un periodo di osservazione sul numero dei nuovi contagi in Lombardia: Qualora si verificasse questo secondo caso, sarebbe una prima prova induttiva a favore dell'ipotesi da noi qui' avanzata ed avrebbe una grande importanza per le conseguenze sulla scelta delle strategie da adottare per combattere questo virus.
In realta' sono gia' 9 i giorni in cui il numero dei nuovi contagi in Lombardia risulta praticamente costante. Questi sono i dati da noi trascritti nei primi 9 giorni di giugno in tutta Italia (il 60% dei nuovi contagi sono in Lombardia):

Data  N.contagi Lombardia    % dei Tamponi  N.contagi Italia    % Lombarda

 1/6          50                 1.4%              200              25%

 2/6         187                 2.2%              318              59%     

 3/6         237                 2.1%              321              74%

 4/6          84                 2.5%              177              47%

 5/6         402                 2.1%              518              78%

 6/6         142                1.04%              270              52%

 7/6         125                1.06%              197              63%

 8/6         194                 4.3%              280              69%

 9/6         192                 1.9%              283              68%

 MEDIE =     179                 2.1%              285              59%

Il valore medio del numero dei nuovi contagi trovati in Lombardia e' quindi di 179 e, se i dati sono giusti, purtroppo non compare ancora nessun evidente cenno di decrescita a zero della percentuale dei nuovi contagi nei primi 9 giorni di giugno.
L'O.M.S. ha ieri dichiarato che non ritiene che i pazienti asintomatici siano un problema per il contagio. Se avesse ragione e se la curva dei nuovi contagi in Lombardia restasse sostanzialmente costante, come sembra che sia, dovremmo individuare un'altra causa per questa diffusione residua dell'infezione ma noi attualmente non riusciamo ad individuare un'altra causa naturale, dato che la sopravvivenza dei virus che infettano esige la loro presenza all'interno di un vettore umano e questi non possono che essere quelli che abbiamo chiamato i pazienti asintomatici (gli altri sono ricoverati e quindi sono sotto controllo, non possono diffondere il contagio).
Ma noi vogliamo e dobbiamo essere comunque ottimisti: percio' ci auguriamo sinceramente che tutto quanto abbiamo qui' ipotizzato sia solo frutto di un brutto incubo destinato a svanire presto!

Aggiornamento al 11/6: "Il ruolo degli ASINTOMATICI: nuovi scenari"
Definiamo con il termine "asintomatici" le persone infettate dal virus ma che NON hanno manifestato la sindrome Covid-19 (cioe' non presentano sintomi evidenti della malattia).
Si tenga presente che non stiamo parlando di pochi casi particolari: nella provincia di Bergamo dai 10000 test sierologici effettuati piu' di meta' della popolazione e' risultata sieropositiva, cioe' e' entrata in contatto con il virus Sars-Cov-2.
Viene cosi' naturale pensare ad una EPIDEMIA DI ASINTOMATICI.
Trattandosi di un'infezione, anche nel caso limitato agli asintomatici, il fenomeno segue le stesse regole delle epidemie, in particolare l'"esplosione" esponenziale a soglia, che puo' essere facilmente compreso cosi': con un asintomatico infettato ci si aspetta che al termine del tempo tipico di guarigione del Covid-19 (da uno a due mesi) il paziente, anche se asintomatico, sia da considerare guarito, cioe' senza piu' virus in corpo.
L'epidemia e' un fenomeno analogo a quello di un lavello stappato con un rubinetto dell'acqua aperto: se la portata dello scarico (litri al secondo) supera quella del rubinetto, il lavello non trabocca mai; se invece la portata dello scarico e' inferiore a quella del rubinetto il lavello si riempie sempre piu' e trabocca. Il rapporto tra le due portate e' l'analogo del parametro R0 delle epidemie: se e' maggiore di 1 il numero dei pazienti infettati aunenta sempre piu' e l'epidemia esplode, perche' con tanti infettati in giro sono piu' i nuovi contagiati che quelli che hanno smesso di essere malati, cioe' i guariti o deceduti (nell'analogia e' il caso del lavello che trabocca).
Una grande epidemia di asintomatici puo' svilupparsi soprattutto nelle popolazioni che hanno subito una forte espansione dell'epidemia primaria di Sars-Cov-2 (come la Lombardia). Questo perche' il fenomeno e' a soglia ed i lombardi hanno superato quel limite (la "portata del rubinetto" ha superato la "portata dello scarico").
CONTAGIO PERPETUO: Come abbiamo spiegato ed anche osservato sperimentalmente dai dati dei decessi (vedi l'Analisi nell' "ARTICOLO INIZIALE del 22/4, piu' avanti) in un'epidemia il numero dei malati si stabilizza ad un livello che abbiamo chiamato "plateau" e che si raggiunge quando il numero dei nuovi malati eguaglia quello dei guariti e deceduti (cioe' non piu' malati). E' una cosa ovvia: tanti malati entrano quanti ne escono.
Il livello del "plateau" dipende dall'afflusso dei nuovi contagi. Quelli dovuti agli asintomatici restano costanti perche' non sappiamo dove sono (e neanche loro sanno di essere contagiosi) e cosi' il "plateau" dei contagi in Lombardia mi aspetto che non scenda finche' gli asintomatici restano quelli e l'esposizione al contagio della popolazione lombarda non cambi (puo' variare in meglio o peggio con la temperatura ambientale, con i comportamenti, con il numero di "movide", ecc.).
Il costo attuale per la comunita' lombarda di questo "plateau" e' di una ventina di morti al giorno oltre all'individuazione di 180 nuovi contagi al giorno.
Questa spada di Damocle degli asintomatici e' peggiore in quei posti dove si e' tardato ad intervenire con la prevenzione (lockdown, ecc.) perche' si e' permesso all'epidemia di espandersi creando quantita' enormi di colonie virali in circolazione, che lasciano poi una grande quantita' di asintomatici a "cronicizzare" la presenza del virus nella popolazione.
Sono molto preoccupato per Paesi come gli USA o il Brasile o, in misura minore, la Gran Bretagna o la Svezia che si troveranno in casa un numero enorme di asintomatici che produrranno danni a lungo termine a tutti finche' non si scoprira' il modo di neutralizzarli. Fino ad allora il mondo non sara' piu' quello che conoscevamo (ma forse mi sbaglio, speriamo).
Di asintomatici ce ne sono di piu' dove l'epidemia primaria ha raggiunto livelli piu' alti (in Italia la Lombardia). Se le nostre intuizioni sono giuste allora la Lombardia continuera' a produrre il numero di nuovi contagi che ora registra in modo costante nel tempo perche' crediamo che abbia raggiunto il valore di "plateau" nell'epidemia degli asintomatici.
Per farlo calare ulteriormente si dovrebbe combattere questa epidemia nascosta, non percepita, e trovare il modo di impedire agli asintomatici di diffondere il contagio.
Questo sarebbe possibile solo scoprendo uno speciale farmaco antivirale specifico per neutralizzare il Sars-CoV-2, da far prendere a tutti, come fosse un vaccino.
Un'ipotesi fondamentale per queste mie argomentazioni e' che gli asintomatici oltre ad infettarsi e guarire abbiano anche un'altra caratteristica particolare: che possano diventare cronici, cioe' possano continuare ad ospitare una o piu' piccole colonie di virus per tempi lunghi anche dopo la "guarigione" (che possiamo considerare apparente in questo caso) annidate in parti del corpo meno raggiungibili dagli anticorpi.
Se questo accadesse veramente (va accertato sperimentalmente) lo scenario sarebbe quello paventato nella discussione fatta al termine delle note di aggiornamento precedenti, quelle del 9/6.
Si dovrebbe considerare il rischio che gli asintomatici possano essere dei vettori inconsapevoli ed in incognito dell'infezione virale Sars-Cov-2 e la loro presenza obbligherebbe la popolazione a mantenere le pesanti e costose misure di prevenzione che ben conosciamo (distanziamento, mascherine, ecc.).
L'O.M.S. si e' espressa ieri contro questa ipotesi ma, in virtu' delle altre sue infelici manifestazioni di pareri espressi recentemente, non siamo indotti a cambiare idea per questo.
Soprattutto questa nuova visione delle problematiche che abbiamo di fronte dovrebbe spingerci a riconsiderare le strategie da adottare per annientare per sempre il Sars-Cov-2.
Come abbiamo gia' osservato il vaccino non sarebbe l'arma risolutiva perche' non credo che funzionerebbe con le persone asintomatiche croniche, che possono veicolare l'infezione, in quanto mi aspetto che NON sviluppino una reazione immunitaria sufficientemente robusta alla somministrazione del vaccino.
Bisogna anche impegnarsi subito in tre altre direzioni:
  1. Trovare FARMACI specifici in grado di colpire direttamente il virus Sars-Cov-2 (che siano efficaci anche sugli asintomatici);
  2. Trovare un test diagnostico rapido per la rilevazione del Sars-Cov-2 nella saliva (forse utilizzando i grandi progressi recenti nell'elettronica asservita al trattamento automatico delle immagini);
  3. Il piu' rapidamente possibile rintracciare gli asintomatici che risultano in grado di rilasciare cariche virali nell'ambiente, che anche se modeste potrebbero contribuire ad espandere l'epidemia ed il numero degli asintomatici, che costituiscono gli "allevamenti" dei virus (che altrimenti si estinguerebbero): il "tracing" puo' aiutare in questo, se reso obbligatorio.
SCENARIO: Non possiamo essere sicuri che questo scenario sia quello che accade realmente ma finche' non viene escluso da osservazioni scientifiche sperimentali non possiamo ignorarlo, anche se ci auguriamo che non sia vero.
Allora, se le cose stessero cosi', dovremmo far fuori il maggior numero possibile di virus veicolati dagli asintomatici, perche' piu' virus "sopravvivono" e piu' aumenta il rischio di una nuova epidemia (che e' un fenomeno a soglia, come abbiamo spiegato, che scoppia quando ce ne sono troppi).
D'estate i virus in massima parte stanno nascosti negli asintomatici, che sembra siano molto numerosi e che costituiscono inconsapevolmente gli "allevamenti" dei virus che ospitano nel loro corpo. In Lombardia potrebbero essere addirittura meta' della popolazione ma solo il 4% di loro sarebbe contagioso cioe' in grado di trasmettere il virus ad altri (dato che abbiamo valutato, con molta approssimazione, nel mese di giugno quando l'epidemia in Italia e' andata in letargo; d'inverno saranno di piu').
I virus "allevati" dai numerosi asintomatici in circolazione non riescono a diffondersi di piu' in estate perche' con il caldo non rimangono attivi abbastanza a lungo nell'ambiente e l'esposizione degli umani al rischio di contagio NON riesce cosi' ad arrivare al valore di soglia per consentire lo sviluppo incontrollato dell'epidemia.
Devono attendere che la temperatura ambientale diminuisca (dopo l'estate) perche' l'esposizione degli umani possa crescere quanto basta per arrivare al limite di "soglia" necessario per sviluppare nuovamente l'epidemia, con le difese immunitarie umane che si attenuano.
Questo limite varia con le precauzioni che le popolazioni sono in grado di rispettare: La raccomandazione che ne discende (se tutto questo fosse vero) e' di NON considerare superato il pericolo del Sars-CoV-2 e di mantenere le precauzioni opportune anche d'estate, per non entrare a far parte, senza saperlo, del club degli asintomatici, allevatori dei virus (d'estate le cariche virali cui si e' esposti sono piu' deboli, per cui si puo' prevedere una probabile evoluzione dell'eventuale infezione solo in forma asintomatica).
La crescita dell'esposizione della popolazione al virus puo' essere contrastata con provvedimenti adeguati, come il distanziamento o addirittura il lockdown, ma piu' il numero di virus sopravvissuti negli "allevamenti" da loro utilizzati (gli asintomatici) e' elevato e piu' dura sara' la nostra lotta nel prossimo futuro.

LO SCENARIO E' BEN NOTO: lo scenario qui' descritto non e' nuovo; e' quello che da sempre accade agli umani che condividono questo pianeta con microrganismi e virus di vario tipo. Molti umani hanno una bronchite cronica e se la tengono oppure si prendono il raffreddore molte volte ma non se ne preoccupano piu' di tanto.
Quello che abbiamo qui' descritto non e' nulla di nuovo: il Sars-CoV-2 si comporta piu' o meno come tutti gli altri virus patogeni; la differenza e' nella SINDROME prodotta: il Covid-19 puo' uccidere con la polmonite interstiziale in un numero considerevole di casi e negli altri puo' lasciare danni permanenti anche molto gravi ad organi importanti del corpo umano.
Quindi la novita' non e' nello scenario che noi abbiano ipotizzato e qui' descritto per il Sars-CoV-2 ma per il fatto che questo e' un "raffreddore" potenzialmente MORTALE.
Per questo non possiamo permettergli di convivere stabilmente con noi, come permettiamo al raffreddore che ci fa solo colare il naso.
Il problema del perpetuarsi della presenza dei virus tramite gli "asintomatici" e' sicuramente presente anche con gli altri virus meno patogeni ma abbiamo potuto permetterci il lusso di ignorarlo. Con il Sars-CoV-2, se dobbiamo combatterlo ed eliminarlo, il ruolo degli "asintomatici" costituisce invece gia' da ora il problema centrale da risolvere (per la prima volta nella scienza virologica, credo).

Siccome il numero degli "asintomatici" e' legato al valore di picco raggiunto dall'epidemia primaria (invernale), risulta ancora piu' importante la prontezza della risposta di contenimento dell'epidemia (lockdown) perche' un suo eventuale e malaugurato RITARDO quando l'epidemia dovesse ritornare, oltre a comportare un costo di moltissime vite umane perse (vedi Aggiornamento del 21/5), comporterebbe anche la creazione di un gran numero di asintomatici infetti in piu', che prolungherebbero la produzione di nuovi contagiati e decessi (in "plateau") ben oltre la successiva fine (apparente) dell'epidemia, come sta accadendo ora in Lombardia.
Nel caso della Lombardia pero' e' giusto a nostro avviso rilevare che ha giocato un ruolo decisivo la mancata conoscenza preventiva di questo fenomeno che era del tutto nuovo. Forse la sua conoscenza avrebbe potuto essere dedotta dalle informazioni che sarebbero potute arrivare dalla Cina ma che non sembra siano arrivate in tempo utile per permettere ai nostri scienziati, professionalmente addetti a questo compito, di dedurla come abbiamo fatto noi qui'.
Diverso e' il caso di altri Paesi in cui l'epidemia si e' sviluppata dopo l'Italia e che per ragioni politiche (economiche) o di inefficienza tecnico/scientifica hanno ritardato o sospeso troppo presto le misure preventive (lockdown), consentendo all'epidemia di raggiungere valori di picco indebiti. In questi casi gli amministratori, politici o tecnico/scientifici, potrebbero essere ritenuti responsabili sia del conseguente eccesso di decessi che del grande numero di "asintomatici" prodotti, che rimarranno a perpetuare l'indebita creazione di nuovi contagi e decessi, anche dopo il termine (apparente) dell'epidemia e che avrebbero potuto essere evitati.

Aggiornamento del 13/6: Il problema degli asintomatici CONTAGIOSI
Finora abbiamo fatto delle ipotesi per cercare di capire i problemi che abbiamo di fronte PRIMA, che i risultati della sperimentazione abbiano il tempo di arrivare. Per questo tutti i risultati fin qui' raggiunti, che sono frutto di ipotesi ed intuizioni, avrebbero valore solo se tutte le ipotesi fatte risultassero fondate, ricordiamolo senpre.
Con questo nostro esercizio intellettuale siamo cosi' arrivati ad intuire che attualmente in Lombardia e' in atto un'epidemia di diffusione del virus Sars-CoV-2 tra le persone asintomatiche e che il 4% circa di queste e' contagiosa, cioe' in grado di rilasciare nell'ambiente cariche virali sufficientemente intense per poter infettare le altre persone con cui vengono in contatto.
Abbiamo anche detto che lo scenario in cui ci troviamo e' analogo a quello di altre epidemie virali come quelle del raffreddore o dell'influenza stagionale per le quali non ci siamo mai posti il problema di far sparire dalla faccia della Terra i relativi virus. Per questo la popolazione e' convinta che anche per il Sars-CoV-2 accadra' lo stesso anche se la malattia e' peggiore: prima o poi finira'.
Tenersi una bronchite cronica per tutta la vita non e' poi una cosa cosi' tragica, anche se si puo' attaccare a qualcun'altro. Poi viene la stagione buona e ci sembra di non averla piu'. In altre parole ci si puo' convivere e per questo nessuno si e' mai preso la briga di studiare come poter estinguere questi virus.
Ma possiamo fare lo stesso con il Sars-CoV-2 ?
Purtroppo io credo di no e la gravita' dei danni umani ed economici finora prodotti al genere umano lo dimostra senza ombra di dubbio.
Cosa si dovra' fare l'abbiamo gia' scritto: produrre su larga scala un farmaco antivirale specifico per il Sars-CoV-2.
Manca ancora pero' una cosa: la soluzione di un ulteriore problema enorme, conseguente al fatto che le persone asintomatiche croniche contagiose, che dovrebbero essere in quel 4% degli asintomatici contagiosi gia' discussi (gli altri non sono cronici e guariscono), non possono guarire finche' non si produrra' in quantita' sufficiente il farmaco antivirale specifico per il Sars-CoV-2 e forse potrebbero non essere necessari gli anni delle esperienze analoghe fatte con gli altri virus perche' e' di oggi la notizia della scoperta di molecole che impediscono al virus Sars-CoV-2 di far entrare l'RNA virale nelle cellule umane (e' l'anticamera del farmaco antivirale che ci serve).
Ecco il problema: sono sconosciuti e numerosi, non guariscono perche' cronici, non sanno di esserlo e non ci sono terapie per curarli; ma restano in grado di infettare gli altri.
Se fosse vero che esistono, credo sarebbe della massima importanza ed urgenza trovare una soluzione accettabile per ridurre il rischio che queste sfortunate persone comportano, consentendo loro una vita serena, nell'attesa della giusta terapia che sicuramente arrivera' (forse anche presto).
Risolvere il problema degli asintomatici contagiosi (non solo quelli cronici) nella sola Lombardia vorrebbe dire salvare 20 vite umane al giorno, in base ai dati odierni, se sono loro la principale causa dell'infezione attuale, come credo: questa e' l'importanza del problema.
Purtroppo lo stesso problema ma molto, molto piu' grande ci dovrebbe essere in USA ed in Brasile (ma anche in UK e Svezia) perche' quei Paesi hanno permesso all'epidemia primaria di estendersi moltissimo, creando cosi' un'immensa quantita' di virus in circolazione, ospitati in una moltitudine molto piu' numerosa di persone asintomatiche contagiose, che tra l'altro lavorano e viaggiano anche fuori dal loro Paese, in incognito.
Lo stesso, se non di piu', mi aspetto che ci sia oggi in Cina: anche li' gli ospedali si stanno svuotando con l'arrivo dell'estate, come in Lombardia. Ma la guerra non e' vinta neanche per loro: se lo dicono mentono perche' il virus e' lo stesso. Credo che sappiano di ritrovarsi in casa una marea umana di asintomatici, anche contagiosi, molto peggio che da noi e fanno finta di ignorare il problema. Non ci riferiscono cose giuste: o di tamponi ne fanno troppo pochi o non ci dicono i risultati, perche' sono sicuro che se la passano peggio dei Lombardi. Da loro non ci sono malati negli ospedali ma gli asintomatici devono essere tantissimi e sono sconosciuti anche a quel governo comunista che e' in grado di impiegare sistemi di controllo molto invasivi delle liberta' personali che in questo caso pero' lo aiutano poco.
Ecco il problema da risolvere: gli asintomatici contagiosi stanno bene e nessuno sa che diffondono il contagio: ne' loro ne' gli altri con cui vengono in contatto (come accade per una normale "bronchitella", ma invece questo e' Covid-19) !
Che cosa si puo' fare?

UN SEMPLICE ESERCIZIO: Secondo me per prima cosa dobbiamo attivarci subito per realizzare un sistema abbastanza "portatile" che possa individuare la presenza del virus Sars-CoV-2 nella saliva di una persona, anche fermata per strada (servira' qualche "decretino" ad-hoc per permettere questo ma la tutela di tante vite umane dev'essere prevalente sulla privacy).
Essendo la dimensione di questo virus tra 100 e 150 nm (nanometri, cioe' miliardesimi di metro), come avevamo gia' intravisto nel nostro "Aggiornamento dell'11/6", dovrebbe poter essere utilizzabile una tecnologia di microscopia elettronica, collegata ad un sistema di trattamento automatico delle immagini su computer.
Il software, che usi il riconoscimento d'immagini, va preparato ad hoc (servono un paio di mesi ed un programmatore esperto). L'esame del campione potrebbe essere gestito dal software in modo totalmente automatico: preparazione, ricerca, riconoscimento e misura della concentrazione virale.
Il microscopio dovrebbe essere reperibile commercialmente ad un costo ben accessibile: in 5 minuti su Alibaba ho visto proprio ora un modello computerizzato dal costo tra 800 e 3000$ che arriva all'ingrandimento di 250.000X che dovrebbe essere piu' che sufficiente.
Ci saranno sicuramente anche molti altri strumenti possibili ma questo e' un primo esempio utile per dimostrare la fattibilita' di un sistema di rilevazione del virus sul campo con buona prontezza di risposta. Sarebbe un buon inizio per individuare un buon numero di persone asintomatiche contagiose in tempi ragionevolmente brevi.
Cosa fare poi per neutralizzare la contagiosita' di queste persone ancora non lo so (ce lo diranno i virologi) ma credo che si possa contare sulla loro collaborazione che dovremmo essere pronti a ricambiare "profumatamente".
Con l'arrivo di un farmaco antivirale specifico per il Sars-CoV-2 potremo poi risolvere definitivamente il problema, privando i virus-parassiti in circolazione dei loro "allevatori" umani.
Senza piu' la possibilita' di riprodursi nelle cellule degli ospiti umani nel giro di una settimana si estinguerebbero tutti (come si e' praticamente estinto il vaiolo, ma con il vaccino in quel caso).
E cosi' questo tremendo problema potra' dirsi finalmente RISOLTO !

Aggiornamento del 14/6: Gestione dei focolai con il "contact tracing" - I focolai di Roma
Purtroppo sono scoppiati 2 focolai d'infezione a Roma. Abbiamo gia' accennato a questo tipo di problemi in occasione del caso sviluppatosi a Seul (vedi "Aggiornamento del 11/5").
Purtroppo non basta isolare la zona e mettere tutti in quarantena a causa del ritardo dell'accertamento con il tampone: il paziente infetto ha avuto tutto il tempo prima di circolare spandendo l'infezione anche lontano dal posto dove risiede o lavora.
Si capisce bene il problema che pone un focolaio: non si sa dove la persona infetta possa aver innescato dei nuovi contagi sulle persone incontrate anche casualmente.
Non basta quindi esaminare i suoi parenti e conoscenti ma bisognerebbe sapere anche tutti i LUOGHI dove la persona infetta si e' trattenuta per un tempo abbastanza lungo da infettare il posto ed i LUOGHI dove deve aver toccato pulsanti o maniglie di uso pubblico.
Purtroppo questo tracciamento del percorso della persona infetta entra in conflitto con una legge creata in altri tempi a tutela della riservatezza della vita privata dei cittadini e conosciuta come "codice della privacy", per cui ora servirebbe un'altra legge ad hoc oppure ottenere il consenso esplicito di tutti a concedere i dati di questo tracciamento alle autorita' preposte alla tutela della salute pubblica.
Pero' sappiamo come vanno queste cose: tutti o quasi concedono questo consenso a Google per poter utilizzare le funzionalita' delle mappe sullo smartphone ma c'e' da aspettarsi che pervicacemente lo neghino alle autorita' civili anche se viene richiesto per fini sacrosanti. Percio' riteniamo che sia indispensabile il presupposto di uno specifico dispositivo legislativo, come quello parimenti necessario per poter imporre un test di presenza del virus nella saliva delle persone, da noi ipotizzato nell'aggiornamento precedente a questo.
Mi aspetto che ci siano tante persone che sono contrarie a queste ipotesi e che sperano che l'epidemia si concluda in breve, con tutti gli uccelli del malaugurio che tacciono per sempre salvando il bene prezioso della privacy. Sinceramente mi auguro che abbiano ragione ma in caso contrario cercherei di non attendere troppo a muovermi nella direzione piu' giusta, perche' con questo virus Sars-CoV-2 abbiamo gia' imparato che i ritardi nell'intraprendere le giuste azioni si pagano moltissimo, anche in termini di vite umane.
Se viene risolto il problema legislativo, ogni dispositivo mobile potra' fare la stessa cosa che da anni gia' fa in collegamento con i server di Google: cioe' memorizzare in un apposito serve le coordinate GPS (latitudine e longitudine) della posizione in cui si trova lo smartphone con una periodicita' prestabilita.
Ne viene fuori uno strumento molto utile, anche se non risolutivo, per cercare di tenere sotto controllo lo sviluppo di un focolaio dell'infezione nel modo seguente: per ogni persona risultata positiva al tampone un computer del servizio sanitario preposto potra', con un software appositamente realizzato, ricostruire tutti i contatti della persona infetta, individuando cosi' tutte le persone incontrate che possono essere invitate (con un messaggio SMS, senza altri dettagli) a sottoporsi all'esame con tampone per poter accertare l'eventuale estraneita' al contagio.
Questo metodo e' pressoche' l'unico che permetta di rintracciare le persone eventualmente infettate che non sono parenti o conoscenti della persona proveniente dal focolaio.
In assenza di questo rintracciamento le persone eventualmente infettate, nei tempi tipici dello sviluppo dell'infezione Covid-19 (pochi giorni), diventano a loro volta contagiose ed iniziano a diffondere l'infezione a macchia d'olio, tanto piu' velocemente quanto piu' e' elevata la densita' di popolazione nelle zone frequentate.
Questo rischio e' enorme nelle grandi citta' perche' per arrestare l'espansione dell'infezione c'e' poi, se non ci aiuta l'estate, solo il "lockdown": tutti chiusi in casa (e sappiamo bene cosa significa e cosa comporta).
Di fronte a questi rischi i disagi della privacy devono scomparire.
Il tracing con la registrazione della posizione ci sembra un aiuto che puo' essere abbastanza efficace per gestire i focolai (che credo si ripresenteranno con una certa frequenza).
Per sfuggire al controllo, sono sicuro che qualcuno tornera' ad usare il telefono cellulare invece dello smartphone, qualcun'altro, magari quando andra' dall'amante, lascera' lo smartphone a casa ma non ci sembrano grandi problemi: non credo che saranno tantissimi e poi non e' affatto detto che siano proprio loro le persone infettate da rintracciare.
In conclusione speriamo che a Roma si riesca a controllare i due focolai (a Seul malgrado il loro sistema di tracing, che si dice sia efficiente, sembra che abbiano dovuto chiudere un intero quartiere in quarantena).
Vorrei suggerire infine di iniziare a pensare come modificare l'app "Immuni" (con i dati GPS) e come rendenderne obbligatorio l'uso, perche' il virus Sars-CoV-2 e' ancora tra noi e credo che ce ne dovremo accorgere purtroppo gia' in autunno.

I DUE FOCOLAI DI ROMA:
Per i focolai di Roma, non avendo disponibile alcun sistema che permetta di rintracciare i contatti avuti dalle persone infette e contagiose del focolaio, possiamo solo contare sulla nostra buona sorte, perche' molte di quelle persone hanno potuto circolare per Roma per giorni senza alcun controllo ed aver infettato accidentalmente altre persone, che a loro volta potrebbero essere diventato contagiose e diffondere ulteriormente, non si sa dove, l'epidemia.
La nostra buona sorte potrebbe essere aiutata dal calore del sole che con la temperatura riduce la contagiosita' di questi virus nell'ambiente, diminuendo la carica virale dell'infezione da contatto (e quindi la patogenesi virale, cioe' non ci si ammala di Covid-19, ma credo si possa restare asintomatici e quindi invisibili come portatori del virus). Questo accade anche alle persone del focolaio che probabilmente si sono infettate in misura minore che non in inverno e quindi rilasciano cariche virali piu' deboli con un potere infettivo minore.
Diverso mi sembra il caso di contagio da inalazione del fiato di una persona infetta (senza mascherina): anche qui' il contagio dipende dalla carica virale assunta ma credo che ci siano molte meno possibilita' di scampare all'infezione.
Comunque non disperiamoci perche' l'aiuto del solstizio d'estate non e' poca cosa: molti dei positivi nel focolaio dovrebbero essere asintomatici, soprattutto quelli che hanno circolato, perche' gli altri con la febbre sono restati a casa.
Dalle nostre stime precedentemente fatte (vedi Aggiornamento al 9/6) con i dati di test sierologici fatti ai primi di giugno solo nel 4% dei casi questi positivi (al tampone), che circolano perche' sono asintomatici, sono contagiosi e quindi in grado di diffondere l'epidemia (diverso sarebbe stato d'inverno). Con l'aumentare del caldo questa percentuale mi aspetto che diminuisca perche' le cariche virali rilasciate dalle persone contagiose si riduce (vedi gli "Aggiornamenti precedenti) e quindi mi aspetto che l'epidemia generata dal focolaio diventi solo un'epidemia di asintomatici, ignoti alle autorita' sanitarie.
Cioe' i virus vengono diffusi ad altre persone che pero' poi non manifestano la malattia perche' la carica virale trasmessa era troppo bassa. Si troveranno un certo numero di positivi al tampone nelle ricerche in corso ma gli altri infettati resteranno ignoti proprio perche' asintomatici (nemmeno loro sanno di essere stati infettati). Come discusso negli Aggiornamenti precedenti, quelle degli asintomarici sono epidemie non "esplosive" per il basso valore del fattore R0, dovuto alle basse cariche virali in gioco ed alla ridotta percentuale di persone contagiose (4% o meno).
Bene, allora si potrebbe pensare che, dato che non ci sono malati, va tutto bene cosi'. Neanche per sogno perche' non e' un bene se gli asintomatici aumentano di numero: non possono essere dimenticati.
La presenza dell'epidemia di asintomatici, come abbiamo argomentato nei precedenti "Aggiornamenti", purtroppo credo che permanga anzi si estenda in incognito grazie a vari piccoli focolai per tutta l'estate e cio' assicura la sopravvivenza del Sars-CoV-2 (che puo' "sopravvivere" a lungo termine solo riproducendosi nel corpo degli umani, altrimenti sopravviverebbe solo pochi giorni).
Piu' ce ne sono e peggio e' perche' potranno riapparire con tutta la loro virulenza nel periodo invernale, quando i virus diffusi nell'ambiente avranno una durata e quindi una contagiosita' maggiore, le difese immunitarie degli esseri umani saranno diminuite per il freddo e le cariche virali presenti nell'ambiente saranno piu' elevate e tali da far manifestare la sindrome Covid-19 alle persone infettate (e cosi' gli ospedali potrebbero tornare a riempirsi).
Allora, d'inverno, le persone infette del focolaio che girassero per Roma non alimenterebbero un'epidemia di asintomatici ma molto probabilmente un'epidemia di malati veri da Covid-19 e allora potrebbe ritornare l'incubo che ben conosciamo. Per questo e' importante che il numero totale di asintomatici, che ci circonda attualmente, non diventi troppo elevato, perche' essendo il serbatoio di accumulo dei virus, piu' sono numerosi e piu' casi di Covid-19 possono poi svilupparsi nel periodo invernale.
Ci tengo ad affermare che io sono il primo a sperare che non sia vero ma a questo scenario conducono le varie argomentazioni di questo articolo, tendenti con ragionamenti induttivi a comprendere quello che non sappiamo ma vorremmo sapere del Sars-CoV-2.
In conclusione mi aspetto quindi che questi focolai di Roma, ora che fa caldo, vengano contenuti e che il loro risultato sara' solo quello di far aumentare la platea degli asintomatici romani che nel loro insieme "coltivano" inconsapevolmente in corpo i virus, che sono pronti per scatenare la prossima epidemia invernale (ma noi non sappiamo nulla, perche' non sappiamo chi sono e quindi non riusciremo nemmeno a fare loro il tampone).
Vedremo nei prossimi giorni se questo caldo sara' bastato per limitare il problema dei focolai romani.
Nel prossimo inverno focolai simili sarebbero un problema molto piu' serio; per questo abbiamo raccomandato di migliorare al piu' presto il sistema di tracciamento con gli smartphone che per ora, in assenza di validi presidi farmaceutici antivirali, e' l'unico ed ultimo presidio contro i focolai prima del costosissimo e poi inevitabile "lockdown".
Questo e' un virus nuovo ma non c'e' ragione per cui non debba comportarsi come gli altri coronavirus con cui conviviamo (raffreddore e influenza stagionale). Loro restano quiescenti d'estate per poi minacciarci se prendiamo freddo (cioe' se permettiamo che si riduca l'efficacia delle nostre difese immunitarie nelle vie aeree).
Cio' perche' contro questi virus non abbiamo realizzato farmaci specifici per combatterli non essendo facile; lo abbiamo fatto per altri virus piu' dannosi, investendo molto (ebola, aids, ecc.) ed ora abbiamo iniziato a farlo anche per il Sars-CoV-2 ma dobbiamo attendere che i risultati arrivino. Fino ad allora la nostra unica difesa e' quella naturale: il sistema immunitario.
Non credo ne' che questo virus sia diventato meno nocivo perche' si sta adattando all'uomo (lui non e' mutato) ne' tanto meno che in Italia stia scomparendo.
Come il virus del raffreddore (che appartiene anche lui alla famiglia dei Coronavirus ma non e' mortale) il Sars-CoV-2 e' ancora tra noi, nascosto in una moltitudine di persone senza sintomi ed ignote a tutti, e restera' tra noi finche' non riusciremo a farlo fuori con un farmaco specifico che abbiamo iniziato a cercare e che speriamo arrivi presto.
In Italia stiamo riaprendo tutto ma occorre che tutti continuino a mantenere ancora le giuste precauzioni, anche se non si vede piu' le gente ammalarsi e sembra che il Covid-19 sia sparito, per impedire che la moltitudine sconosciuta delle persone asintomatiche cresca troppo di numero.
In Lombardia con i tamponi si trovano ancora l'85% dei nuovi contagi di tutta l'Italia proprio perche', essendo partiti in ritardo con il lockdown (perche' non si conosceva ancora appieno il fenomeno), hanno permesso una crescita enorme del numero degli ignari asintomatici che, non potendo essere messi in quarantena perche' sconosciuti, mantengono alto e costante il numero dei nuovi contagi che non scende a zero per i motivi che abbiamo gia' spiegato in questo articolo).
Cio' accade perche' una piccola frazione di questi asintomatici e' contagiosa e rilascia cariche virali che d'estate, avendo un minor potere di contagio per il caldo, creano altri asintomatici (e perpetuano l'esistenza del virus nell'ambiente che altrimenti sparirebbe) ma d'inverno, quando il loro potere contagioso aumenta per il freddo, possono riaccendere l'epidemia di Covid-19. Per questo dobbiamo adoperarci per contenerne quanto piu' possibile il numero, anche d'estate.
Questo e' lo stato attuale della comprensione del fenomeno che noi abbiamo raggiunto finora.


Aggiornamento del 17/6: I RECENTI FOCOLAI A PECHINO E IN GERMANIA (Nordreno-Vestfalia):
Anche in Cina e Germania sono scoppiati focolai molto importanti di Sars-CoV-2. Quello che sta succedendo e' perfettamente compatibile con la nostra comprensione, descritta in questo articolo, dello sviluppo dell'epidemia di Sars-CoV-2.
Infatti abbiamo detto che il caldo riduce la contagiosita' di questo virus (abbiamo spiegato perche' e non stiamo qui' a ripeterlo), per cui anche d'estate un gran numero di persone asintomatiche contagiose diffondono il contagio ma con cariche virali minori, per cui e' piu' probabile che la persona infettata diventi asintomatica e che non mostri la sindrome Covid-19.
Diverso sarebbe il caso se fosse inverno, cioe' se la temperatura ambientale fosse bassa: in quel caso le cariche virali emesse dalla persona contagiosa (in genere una asintomatica) non si sarebbero ridotte per la temperatura e la vittima del contagio sarebbe venuta in contatto con una carica virale intensa, tale da produrre la malattia Covid-19.
Questo secondo noi e' quanto e' accaduto ora in Cina ed in Germania perche' pur essendo entrambi i Paesi nella stagione calda, trovano questi focolai della malattia iniziati uno in un mattatoio (Germania) e l'altro in un mercato di carni (Pechino) cioe' entrambi in posti in cui la gente opera in un microclima con temperature abbassate da celle frigorifere e condizionatori d'aria necessari per la corretta conservazione delle carni.
E' quindi perfettamente comprensibile che in quegli ambienti le cariche virali diffuse da una delle tante persone positive al virus (e asintomatiche quindi sconosciute ed inconsapevoli), trovandosi in una zona con microclima favorevole (freddo), una volta emesse, siano rimaste sufficientemente intense e tali da attaccare le vittime del contagio con la massima virulenza, come accadrebbe d'inverno.
Il virus Sars-CoV-2 e' cosi' riuscito a ritrovare tutta la sua efficacia in quelle zone fredde limitate ma sufficienti a permettere che si reinnescasse quell'epidemia altamente contagiosa che abbiamo imparato a conoscere: non risultava piu' "attenuato", come appare oggi in Italia.
In questo caso le autorita' tedesche non sono riuscite a limitare l'epidemia che in pochi giorni ha superato i mille contagiati. Probabilmente non hanno capito che la causa scatenante erano i locali freddi e non hanno chiuso il mattatoio cosi' ora rischiano di dover chiudere l'intero quartiere, se non di piu'.
In verita' non e' nulla di nuovo: e' gia' noto che il raffreddore (che e' un altro coronavirus) si puo' sviluppare come malattia se si prende freddo: per questo quando la temperatura si abbassa e' meglio mettersi una "maglietta di lana"!
Questo contagio puo' accadere con probabilita' tanto piu' elevata quanto piu' alto e' il numero si asintomatici in circolazione, che e' direttamente legato al valore di picco raggiumto dal numero di ammalati nell'epidemia primaria (in precedenza abbiamo discusso questo argomento chiamandolo "epidemia degli asintomatici").
Il ruolo degli asintomatici si capisce bene dai dati dei nuovi contagi e dei decessi in Italia: nelle regioni dove l'epidemia si e' estesa molto (Lombardia) i casi sono oggi ancora tanti e costanti (sono legati al numero di asintomatici circolanti); nelle regioni meridionali d'Italia invece, dove l'epidemia e' stata piu' contenuta, i nuovi contagi sono pochi o addirittura zero (perche' ci sono molto pochi asintomatici in circolazione).
In queste regioni meridionali lo scoppio di focolai e' molto meno probabile perche' in assenza di epidemia sono gli asintomatici a creare il rischio di accensione di nuovi focolai e li' di asintomatici ce ne sono molti meno.
Se tutto questo e' vero possiamo acquisire un'informazione molto importante per la prevenzione: d'estate le persone che si trovano a frequentare locali freddi devono prestare un'attenzione molto piu' elevata a non entrare in contatto ravvicinato con le altre persone.
Qui' conviene spendere qualche parola sulla sicurezza delle persone sane, che e' un problema critico con il virus Sars-CoV-2: per quanto detto finora si dovrebbe essere molto piu' parsimoniosi nell'uso dei condizionatori d'aria in estate, soprattutto nei locali affollati.
Cio' perche', come puo' capitare che si starnutisca o coli il naso d'estate se si esagera, mantenendo troppo freddo un ambiente con il condizionatore d'aria, cosi' da ora, potendoci essere in quell'ambiente oltre al virus del raffreddore anche il virus Sars-CoV-2, rilasciato da una persona asintomatica e contagiosa (ce ne possono essere molte in circolazione nei posti in cui l'epidemia si e' sviluppata molto), potrebbe capitare di ammalarsi di Covid-19, come e' successo nel mattatoio in Nordreno-Vestfalia.
Gia' nella "Ripresa del turismo", discussa il 25/4, avevo suggerito un metodo originale di sanificazione "termica" degli ambienti limitati, pensando alle camere d'albergo, ed avevo ipotizzato che bastassero poche ore a 40 gradi centigradi per ridurre drasticamente la capacita' di contagio dei virus presenti: era certamente solo un'ipotesi, la cui validita' va verificata sperimentalmente (non credo sia difficile).
Se fosse vero, per ragioni di prevenzione sanitaria, sarebbe conveniente risparmiare KW d'estate nei condizionatori d'aria ed investirne poi anche di piu' in inverno per scaldare bene i nostri ambienti di lavoro e le nostre case (oltre a coprirci molto piu' scrupolosamente), dato che in questi luoghi passiamo una frazione considerevole della nostra vita.
Concludo affermando che con il passare del tempo e degli episodi mi convinco sempre piu' della giustezza della comprensione raggiunta di questo fenomeno epidemico, cosi' come e' stata descritta in questo articolo.


Aggiornamento del 18/6: CONCLUSIONE E RISULTATI FINALI RAGGIUNTI
Ebbene ci sentiamo finalmente di poter dire che siamo arrivati al traguardo che ci eravamo prefissati due mesi fa.
Di fronte ad un nuovo virus sconosciuto, molto pericoloso e da una contagiosita' estremamente elevata, volevamo scoprire le sue modalita' di azione e gli strumenti necessari per difenderci.

Il ruolo dell'Istituto Superiore di Sanita': Benissimo ha fatto l'I.S.S. e tutto il Comitato Tecnico Scientifico ad individuare subito la difesa piu' efficace ed a riuscire a farla mettere in atto dal nostro Governo anche se aveva dei costi pesantissimi sia sul piano economico che sociale. Eravamo i primi dopo la Cina, di cui si sapeva poco, e la decisione di attivare il blocco delle attivita' con il ritiro dell'intera popolazione dentro le mura di casa e' stata indubbiamente una decisione molto coraggiosa che oggi, a due mesi di distanza, sia l'Europa che gli USA, con il loro massimo consigliere Fauci, hanno affermato pubblicamente che l'Italia non ha sbagliato niente ed e' servita come esempio da seguire a tutti gli altri Paesi. Bravi!

Lo studio dell'epidemia: La mancanza di informazioni certe su questo nuovo virus Sars-CoV-2 rendeva pero' piena di incognite l'evoluzione dell'epidemia.
Per questo abbiamo iniziato questo studio con il quale abbiamo voluto dedurre le informazioni che ci mancavano sulla diffusione di questo virus e sull'evoluzione dell'epidemia ad esso associata.
Analizzando con il solo ragionamento i vari dati sia sperimentali che epidemiologici e statistici disponibili, siamo arrivati alla seguente comprensione del fenomeno della cui correttezza siamo ormai definitivamente convinti.
Il virus Sars-CoV-2 non ci appare piu' una cosa nuova e sconosciuta ma semplicemente un "cugino" di un altro coronavirus a tutti noi ben noto, il virus del raffreddore, con una "piccola" differenza: mentre il reffreddore ci fa solo colare il naso il Sars-CoV-2 puo' farci ammalare di una nuova sindrome virale che e' stata chiamata Covid-19, per la quale non abbiamo ancora terapie e farmaci risolutivi e che, oltre a produrre danni gravi a vari organi, puo' evolvere in polmonite interstiziale che e' una patologia letale.
La differenza e' "solo" questa ma non e' poco.
Per tutto il resto e' proprio come il raffreddore: e' contagioso d'inverno, soprattutto quando prendiamo un'infreddatura, perche' cosi' attenuiamo le nostre difese immunitarie.
E' molto meno contagioso d'estate probabilmente perche' la temperatura ne riduce la contagiosita' (l'agitazione termica delle molecole ambientali puo' produrre danni alla capacita' del virus di iniettare l'RNA nelle cellule umane).
Il virus Sars-CoV-2 rispetto al raffreddore mostra pero' di avere una piu' grande affinita' con le cellule del nostro apparato respiratorio che lo rende molto piu' contagioso.
Per il resto entrambi si comportano da normali virus: d'inverno ci fanno ammalare, d'estate non provocano la loro malattia nell'umano che hanno infettato ma s'insediano nel suo corpo ed iniziano a riprodursi ma in numero molto limitato perche' gli anticorpi dell'ospite non gli permettono di svilupparsi troppo.
Quando il virus e' il Sars-CoV-2 in alcuni ospiti questo suo tentativo di insediarsi a lungo termine nell'ospite fallisce perche' nel decorso tipico di un paio di mesi gli anticorpi prevalgono e l'ospite guarisce (rimane sieropositivo ma senza piu' virus in corpo): e' asintomatico e positivo al tampone solo per un paio di mesi, poi non piu' ma resta sieropositivo.
Il altri casi i virus sono cosi' abili da insediarsi in posti del corpo dell'ospite poco irrorati da vasi sanguigni o comunque piu' difficilmente accessibili al flusso degli anticorpi. I virus (pochi) possono allora rimanere e riprodursi a lungo termine nell'ospite che diventa cronico, cioe' oltre che sieropositivo risulta anche positivo al tampone pur non avendo alcun sintomo della malattia Covid-19 (e' asintomatico).
La capacita' dei virus di insediarsi nel corpo umano a lungo (in certi casi come per l'herpes anche per tutta la vita) e' un fatto ben noto.
In certe condizioni il loro numero puo' anche crescere e la persona asintomatica puo' diventare contagiosa e diffondere il virus contribuendo allo sviluppo di focolai o dell'epidemia. Dalle stime da noi fatte con i dati della Lombardia oggi gli asintomatici sono circa il 50% della popolazione lombarda e di questi pero' solo il 4% e' contagioso.
A causa del loro contributo alla diffusione del virus nelle molte migliaia di tamponi eseguiti giornalmente in Lombardia si trova una percentuale costante pari a 2.5% circa di positivi.
Il problema non dev'essere quello di controllare se la percentuale cambia di giorno in giorno (tanto rimane costante, si sa e noi lo abbiamo gia' scritto due mesi fa nel nostro articolo iniziale del 22/4) ma di individuare ed isolare gli asintomatici contagiosi che nessuno conosce e neanche loro sanno di essere infetti e contagiosi, perche', essendo asintomatici per loro non hanno niente, stanno benissimo.

Come fare a trovare gli asintomatici contagiosi ?
Continuando a fare tamponi solo alle persone che hanno sempre con se l'app "Immuni" attiva, quando si trova una persona positiva e' quasi certo che sia stata infettata negli ultimi due mesi. Confrontando allora l'elenco dei contatti negli ultimi due mesi di tutte le persone risultate positive, se sono state infettate dallo stesso asintomatico contagioso, che va in giro infettando parecchie persone, e' possibile che compaia in piu' elenchi dei contatti di persone risultate positive, per cui potrebbero essere messi in evidenza con un computer dall'incrocio di tutti i contatti.
Ovviamente in questa ricerca la scelta delle persone da esaminare non dev'essere casuale ma concentrata in una localita' specifica per la ricerca della persona origine del contagio in quella localita' (sperando che abbia anche lui l'app "Immuni" attiva al momento dei contagi: sarebbe meglio che fosse obbligatoria perche' il virus e' un problema di tutti).
Il lavoro e' tutto automatico, fatto dal computer; bisogna solo scegliere oculatamente le persone da esaminare con il tampone.
In assenza di una tracciabilita' delle persone il problema e' piu' difficile da risolvere. Quello che ci si puo' inventare e' una scansione con test sierologici della popolazione, suddivisa in celle geografiche ugualmente popolate, per individuare clusters di sieropositivi da sottoporre a test con tampone (a campione) che non sara' pero' molto significativo perche' le persone sieropositive sono tutte venute in contatto con il virus e quindi e' verosimile trovarne tracce nel test.
L'individuazione di questi cluster puo' pero' consentire di concentrare maggiormente le misure di prevenzione in quelle zone.
Io altri modi usabili per individuare gli asintomatici contagiosi purtroppo non ne vedo. L'uso dell'app "Immuni" puo' essere una soluzione, ma il suo uso deve diventare obbligatorio ed esteso nel tempo, finche' necessario per la tutela delle salute pubblica (ma questo e' un problema delle Autorita' sanitarie).
Riuscire a trovare e neutralizzare gli asintomatici contagiosi permetterebbe di far scendere a zero la curva dei nuovi contagi che in Lombardia oggi risulta costante (al 2.5% circa della popolazione) ed evitare i decessi correlati che sono una ventina al giorno.
La loro esistenza perpetua la presenza del virus tra noi e questo problema NON si dovrebbe poter risolvere neanche con il vaccino.
In altra parte dell'articolo l'abbiamo chiamata l'epidemia nascosta degli asintomatici, che e' cresciuta in maniera occulta al momento dell'epidemia primaria, raggiungendo un valore di picco anche molto elevato nei Paesi dove l'epidemia primaria si e' estesa molto, per poi stabilizzarsi ad un numero costante (com'e' ora in Lombardia) quando si raggiunge l'equilibrio dinamico tra i nuovi contagiati e gli asintomatici che guariscono dal virus (in genere dopo un paio di mesi dal contagio).

Quanti sono gli asintomatici contagiosi ?
Sorprendentemente per me, molti esperti nel discutere i dati del bollettino giornaliero diffuso dalla Protesione Civile, si mostrano ancora oggi sorpresi che la curva chiamata dei nuovi contagi ma che in realta' e' una curva di persone senza sintomi ma con tracce dell'RNA virale in corpo (quindi un campione di persone contagiate e molto probabilmente non contagiose), non scenda a zero.
Evidentemente questi esperti non hanno ben capito che, sopravvivendo pochissimo nell'ambiente libero, i virus possono continuare ad esistere solo se trovano un ospite che li accolga, permettendo loro di riprodursi. Perche' questo accada occorre che abbiano la capacita' di penetrare in questi ospiti, cioe' di infettarli con il contagio.
Se sono contagiosi tendono ad espandere l'infezione sempre piu'. Quello che ne limita la diffusione e' la capacita' che hanno gli ospiti umani di guarire eliminandoli con gli anticorpi.
Allora ci troviamo di fronte a due processi contemporanei e contrapposti:
  1. il contagio che aumenta il numero delle persone infette e molto spesso asintomatiche;
  2. la guarigione che ne diminuisce il numero.
In base all'intensita' di questi due processi (cioe' il potere di contagio, che dipende anche dalle misure di contenimento ed il tempo di guarigione) si stabilisce un equilibrio dinamico nella popolazione umana, in cui tende a rimanere costante nel tempo la percentuale di persone infette e quindi il numero di "nuovi contagi" rilevati negli esami con tamponi.
Percio' mi aspetto che, se l'epidemia si e' estesa molto, la curva NON andra' a zero, senza variazioni nel potere di contagio o interventi di profilassi (come la somministrazione a tutta la popolazione di uno specifico farmaco antivirale, che pero' ancora non esiste).
Siccome i guariti rimangono sieropositivi, determinarne con un semplice test anche solo statisticamente il numero fornisce un'informazione utile per valutare l'entita' di questo problema, costituito dalla massa degli asintomatici in circolazione, ed arrivare anche ad una stima di quanti di loro siano contagiosi (e l'entita' delle cariche virali rilasciate), conoscendo il numero di nuovi contagi giornalieri ed il tempo medio di guarigione della patologia.

Il vaccino ?
Per ottenere il vaccino dell'epatite C ci sono voluti 40 anni, per quello dell'AIDS "solo" 30 anni.
Mi auguro che quest'altro arrivi prima ma non credo che riesca a risolverci il problema, se abbiamo una cosi' alta percentuale di sieropositivi (50% circa), in piccola parte anche contagiosi, perche' queste persone, avendo gia' gli anticorpi nel sangue, non credo che abbiano un sistema immunitario in grado di reagire nel modo giusto alla somministrazione del vaccino, per cui il vaccino potrebbe non produrre gli effetti desiderati o risultare addirittura inutile.
Dovremmo cercare al piu' presto un farmaco antivirale specifico per il Sars-CoV-2, da far prendere come profilassi a tutti, per poterne venire fuori.
Possiamo tenerci in casa tutti gli altri virus ma non questo, che e' contagiosissimo e che puo' essere anche mortale.
Meno asintomatici ci sono e meno virus avremo in circolazione: saranno guai grossi per quei Paesi in cui l'epidemia primaria si e' estesa maggiormente perche' si ritroveranno in casa un numero molto piu' grande di asintomatici da neutralizzare.
Non e' assolutamente tollerabile la presenza degli asintomatici tra noi: vanno curati e fatti guarire tutti.
Altrimenti il Sars-CoV-2 si comportera' come gli altri virus: rimarra' nascosto a lungo nel corpo di queste persone, riservandosi di riapparire (come fanno l'herpes simplex ma anche il virus del raffreddore) non appena le loro difese immunitarie s'indeboliranno per un'altra patologia, per un'infreddatura (d'inverno o con i condizionatori), per la vecchiaia, ecc.
Non e' ammissibile che questo possa accadere anche per il Sars-CoV-2. Va fatto sparire dalla faccia della Terra quanto prima e questo credo sia possibile NON con il vaccino ma con una profilassi che usi il giusto farmaco antivirale, che va trovato al piu' presto!
Ma anche qui' dovremo fare i conti con le caratteristiche infernali del Sars-CoV-2: lui non manifesta affatto la sua presenza nel corpo delle persone asintomatiche, per cui riuscire a curare con il farmaco antivirale tutte le persone asintomatiche per estirpare il virus dalla popolazione sara' un'impresa estremamente ardua, perche' tutte queste persone riterranno di stare bene e per questo credo che sara' ben difficile convincerle a prendere il farmaco antivirale (dai sondaggi sembra che oggi una persona su due non sia disponibile nemmeno a vaccinarsi).

Un grande problema da risolvere: L'EPIDEMIA DEGLI ASINTOMATICI
Un enorme problema che sembra sia sconosciuto a tutti e' quello della "epidemia degli asintomatici", che e' un'epidemia dinamica in cui i virus si riproducono continuamente in persone senza sintomi (altrimenti i virus si estinguerebbero al termine dell'epidemia primaria).
Se si fa crescere troppo l'epidemia primaria di Covid-19 (come sta accadendo ora nelle Americhe), quando sembra finita lascia attiva un'altra epidemia nascosta di Covid-19 in forma asintomatica, che permette al virus di continuare ad esistere per poter poi colpire di nuovo quando le condizioni per i contagi ritornano a lui favorevoli (con il freddo).
Questa epidemia di asintomatici ha anch'essa un fattore di crescita R0 che in partenza e' molto piccolo, per cui quando gli asintomatici sono pochi l'epidemia si spegne. Ma quando c'e' l'epidemia primaria in atto, i nuovi asintomatici vengono creati da questo fattore esterno all'epidemia degli asintomatici, che cosi' crescono di numero.
Per capire bene questo fenomeno dell'evoluzione dell'epidemia degli asintomatici basta osservare che il loro numero dipende dal rapporto tra da due attivita' in contrasto tra loro: la capacita' di produrre nuovi contagi (che e' proporzionale al numero totale di persone asintomatiche in circolazione) e la capacita' di guarigione media (che non dipende dal numero totale di persone asintomatiche).
  • Se e' prevalente la capacita' di guarigione media, l'epidemia si estingue, perche' quelli che guariscono sono piu' numerosi dei nuovi contagi: e' quello che e' accaduto nel meridione d'Italia e che dovrebbe sempre accadere per tutelare la sanita' pubblica; in mancanza di farmaci antivirali specifici e' l'UNICO modo che abbiamo per impedire che si sviluppi l'epidemia degli asintomatici, cioe' il serbatoio di riproduzione continua dei virus Sars-CoV-2 che ne assicura l'esistenza (altrimenti si estinguerebbero).
  • Ma se invece prevale il numero di nuovi contagi sulla capacita' di guarigione (accade quando l'epidemia degli asintomatici parte da un livello molto elevato, perche' alimentata dall'epidemia primaria che e' stata fatta crescere oltre i limiti dovuti) allora l'epidemia degli asintomatici si estende (e' R0>1): e' quello che e' accaduto in Lombardia (e che accadra' ancora peggio negli USA ed in Brasile).
Se il numero di asintomatici in una regione arriva a superare questo valore di soglia, si innesca l'epidemia degli asintomatici che da allora, alimentandosi da sola, sopravvive alla fine dell'epidemia primaria, continuando per tempi lunghi a diffondere cariche virali, che sono modeste perche' prodotte da una persona asintomatica e per questo producono normalmente delle infezioni asintomatiche.
Ci troviamo percio' in presenza di un'epidemia nascosta diversa da quella primaria, che ha lo scopo principale di prolungare in incognito l'esistenza del Sars-CoV-2 tra gli esseri umani, nei quali puo' riprodursi (come fanno altri virus che ben conosciamo: quelli del raffreddore, l'herpes, ecc.).
Se la persona infettata pero' e' immuno-depressa l'infezione puo' diventare acuta e produrre la malattia Covid-19 e perfino il decesso del paziente.
L'epidemia autoalimentata degli asintomatici percio' si genera quando l'epidemia primaria si estende oltre certi limiti, com'e' accaduto da noi in Lombardia, dove ancora dura in modo apparentemente stabile, producendo ogni giorno nuove infezioni e decessi.
L'evoluzione dell'epidemia degli asintomatici puo' regredire se diminuisce il potere di contagio; questo puo' accadere per varie ragioni: stagionali, di corretti comportamenti preventivi (distanziamento, mascherina, ecc.); ma puo' anche crescere invece di regredire nei casi opposti.
E' chiaro che nei Paesi in cui si e' consentito all'epidemia primaria di estendersi molto (come sta accadendo in USA ed in Brasile) si parte con un numero di asintomatici molto elevato: essendo allora anche il numero degli asintomatici contagiosi proporzionalmente elevato (anche se sono una piccola percentuale), il numero costante dei contagi residui all'equilibrio, quando il picco dell'epidemia primaria e' passato, rimane alto per tempi molto lunghi in assenza di interventi preventivi o di profilassi (che per ora non esistono), rendendo piu' difficile il ritorno alla normalita', cioe' obbligando al mantenimento di onerose misure di prevenzione, provocando la comparsa sporadica di focolai d'epidemia piu' o meno frequenti, ecc.
Per questo riteniamo che non possa essere una libera scelta dei governanti avviare precocemente o meno le restrizioni del lockdown ma debba essere invece un'azione obbligatoria e tempestiva, per evitare anche danni maggiori in futuro provocati da una maggiore estensione dell'epidemia successiva, quella degli asintomatici.
L'epidemia degli asintomatici non va sottovalutata soprattutto perche' produce anche la perdita di molte vite umane che nel suo livello basso ma costante di perdite (in Lombardia oggi sono circa 25 i decessi al giorno), esteso sul lungo periodo, arriva ad un costo complessivo minore ma niente affatto trascurabile se confrontato con quello dell'epidemia primaria.
L'effetto dell'estensione raggiunta dall'epidemia primaria sulla crescita dell'epidemia degli asintomatici ad essa associata si vede chiaramente confrontando i dati giornalieri dei nuovi contagiati trovati con i tamponi in Lombardia (128 cioe' i 2/3 di quelli in tutta Italia), regione in cui l'epidemia primaria ha avuto la massima estensione, e quelli del Piemonte (28), Emilia-Romagna (23) con quelli di tutte le altre regioni italiane (da 0 a 7).
Siccome secondo noi queste differenze numeriche sono dovute alle differenti percentuali di asintomatici presenti nelle relative regioni, si vede come la maggiore estensione dell'epidemia primaria in Lombardia abbia lasciato un maggior numero di asintomatici che, in base alle nostre deduzioni, tendono a perpetuare ora maggiormente la sopravvivenza dei virus Sars-CoV-2 in Lombardia, anche per tempi molto lunghi, perche' non sappiamo chi sono le persone infette ma asintomatiche e percio' non riusciamo a curarle. Possiamo solo incrementare le misure di prevenzione che sono onerose e producono effetti positivi ma non risolutivi.
Questo numero di asintomatici, quando diventa cosi' grande com'e' oggi in Lombardia, puo' produrre una grande quantita' di danni che si protrae probabilmente anche per tempi lunghi, come la perdita di vite umane (attualmente costante e uguale a circa 20-25 decessi al giorno), maggiori rischi dell'insorgenza di nuovi focolai, maggiori contagi nel periodo invernale, ecc.
Percio' noi riteniamo che la presenza di un gran numero di asintomatici in circolazione costituisca un grande problema da risolvere poi, per molto tempo, anche quando l'epidemia sembra scemata.
Assisto con sgomento a quanto sta accadendo negli Stati Uniti ed in Brasile, dove l'epidemia primaria si e' estesa moltissimo e malgrado cio' si vedono manifestanti chiedere la sospensione delle restrizioni e governanti ipotizzare la riduzione dei controlli con tamponi. Se le mie deduzioni fossero corrette questi Paesi si troverebbero in casa un'epidemia di asintomatici cosi' estesa da lasciare per anni una grande vulnerabilita' (sanitaria ed economica) in quei Paesi, molto peggiore di quella che stiamo vivendo oggi in Lombardia, dove sembra che non si riesca a far scendere ulteriormente il numero di persone infette e di decessi (al netto di un piccolo calo stagionale dei contagi), mentre nelle altre regioni italiane, dove l'epidemia di asintomatici e' stata modesta, questi numeri sono scesi ormai praticamente a zero.
Quando l'epidemia di asintomatici si e' estesa molto (com'e' stato in Lombardia) diventa apprezzabile anche il numero di nuovi contagi sintomatici che produce (che sono molti meno di quelli prodotti dall'epidemia primaria perche' le cariche virali in gioco sono minori). Alcuni di questi riescono a svilupparsi in modo piu' virulento fino a produrre anche una coda di decessi per Covid-19, che si estende in modo costante e a lungo nel tempo, anche dopo la fine dell'epidemia primaria (in Lombardia questo costo in vite umane e' intorno a 20-25 decessi al giorno).
Il costo dell'epidemia degli asintomatici prevedo sia legato all'estensione dell'epidemia primaria che ha diffuso l'infezione, innescando anche l'epidemia degli asintomatici, che risultera' poi permanere nel tempo, con costi umani ed economici tanto piu' grandi quanto piu' si e' consentito all'epidemia primaria e quindi anche a quella degli asintomatici di estendersi.
Se tutto questo e' vero gli americani si troveranno a pagare un conto salatissimo per la insufficiente attenzione prestata alla prevenzione del Covid-19. Eravamo piu' esposti noi italiani a questi rischi, poiche' eravamo il primo Paese occidentale coinvolto in questa pandemia sconosciuta, ma abbiamo saputo uscirne fuori abbastanza bene, adottando con coraggio anche le misure di prevenzione piu' onerose. Gli altri Paesi che sono venuti dopo hanno avuto un vantaggio nella conoscenza maggiore del problema ma non tutti sembrano aver saputo approfittarne.
Quella di aver lasciato crescere troppo l'epidemia di asintomatici e' una prospettiva tragica perche' poi si e' costretti a convivere con una massa virale molto numerosa, che non si riesce ad eliminare perche' non si sa chi siano le persone infette che ospitano dentro di loro i virus, diffondendoli e neanche loro sanno di averli addosso perche' non hanno alcun sintomo e quindi non adottano alcuna precauzione.
Tutti devono comprendere bene il fenomeno dell'epidemia degli asintomatici e le implicazioni che comporta.
Se c'e' riuscito suo cugino, il coronavirus del raffreddore, ad insediarsi stabilmente nei corpi della popolazione umana, c'e' da attendersi che il virus Sars-CoV-2 cerchi di fare la stessa cosa: non dobbiamo permetterlo!

Qui' termina questo mio contributo.
Non essendo un virologo spero sinceramente di essermi sbagliato e che tutto lo scenario da me dedotto in questo articolo non corrisponda al vero, altrimenti la vedo dura e se non ci aiuta qualche mutazione benigna futura del virus credo che ci vorrebbe molto tempo perche' l'umanita' possa evitare di convivere con il Sars-CoV-2 (che e' un virus potenzialmente letale), come fa con il raffreddore (che pur essendo un coronavirus e' pero' tutt'altra cosa).
Siccome spesso le conclusioni sono la parte piu' letta degli articoli, ne approfitto per concludere qui' con l'appello di adoperarsi, ognuno come puo', per impedire che le prossime epidemie di Sars-CoV-2 possano espandersi oltre il limite della soglia d'innesco, in cui comincia ad autoalimentarsi la successiva epidemia degli asintomatici, argomento apparentemente nuovo ma molto importante per la salute pubblica, da me descritto in questo ultimo paragrafo.
Cio' per non favorire l'ospitalita' e la proliferazione a lungo termine del virus Sars-CoV-2 sul nostro pianeta Terra.




2.0 ARTICOLO SEGUENTE (27/6): Cosa ci aspetta in futuro con il Sars-CoV-2
Il nostro approccio al problema del Covid-19: Assistiamo ad interviste televisive in cui scienziati di differenti formazioni culturali affermano che senza i dati non possono dire nulla e che da chi si improvvisa studioso di questi problemi arrivano solo chiacchiere.
Si limitano allora all'esposizione delle cose che ancora non si sanno e non si capiscono dei problemi che abbiamo di fronte, nell'attesa dei risultati delle osservazioni cliniche ed epidemiologiche.
L'approccio di un fisico e' diverso. Prima si deve cercare di capire il problema con il ragionamento, che collega cose note con informazioni nuove, cerca le correlazioni e arriva a deduzioni che vanno poi sottoposte a verifica sperimentale.
Applicando questo metodo e concentrandoci sulla contagiosita', che e' il fattore piu' rilevante ai fini sanitari, siamo arrivati nell'articolo precedente alle seguenti deduzioni:
  1. Al primo arrivo del virus in una popolazione s'innesca un'epidemia primaria che fa diffondere sempre piu' il virus tra le persone che si ammalano, alcune con i sintomi Covid-19, che poi guariscono o muoiono, altre senza i sintomi Covid-19, che poi guariscono o cronicizzano la malattia senza sintomi.
  2. L'epidemia primaria poi si esaurisce o perche' si sono ammalati tutti quelli che si potevano ammalare, creando la cosiddetta immunita' di gregge che protegge la popolazione da infezioni future o perche' e' intervenuta una riduzione del potere di contagio (per misure di contrasto, come il lockdown, o per cause ambientali, come il caldo) che ha provocato l'estinzione dell'epidemia perche' il numero dei nuovi contagi e' sceso sotto al limite necessario per sostenerla (sono diventati piu' numerose le guarigioni ed i decessi che non i nuovi contagi).
  3. Il virus pero' non scompare: non potendo "sopravvivere" nell'ambiente, puo' rimanere nascosto in una moltitudine di persone che vengono infettate ma con cariche virali piu' deboli, poiche' il potere di contagio si e' ridotto, e quindi senza sintomi evidenti della malattia Covid-19: cioe' il virus sopravvive nei pazienti asintomatici, che nessuno sa chi siano e nemmeno loro sanno di essere stati infettati. Sono asintomatici perche' infettati da cariche virali modeste ed anche loro essendo privi di sintomi emettono cariche virali modeste che in assenza di precauzioni possono infettare un'altra persona in modo asintomatico.
  4. La presenza del virus tra le persone asintomatiche segue cosi' le stesse regole dell'epidemia primaria: se sono piu' quelli che guariscono che non i nuovi infettati, l'epidemia si estingue (e' il limite R0<1). Ma siccome il numero di nuovi infettati dipende dal numero totale di persone infette, se questo numero e' molto grande perche' l'epidemia primaria e' stata fatta crescere oltre il limite di sicurezza ed ha instaurato una grande massa di asintomatici di partenza, allora l'epidemia di queste persone asintomatiche e' in grado di autoalimentarsi con un numero sufficientemente alto di nuove infezioni e l'epidemia degli asintomatici si estende. Cio' accade di nascosto, senza che nessuno se ne accorga. E' cosi' che il virus si assicura la sopravvivenza per poter poi colpire di nuovo, quando le condizioni per il contagio diventano di nuovo favorevoli (altrimenti si estinguerebbe non potendo sopravvivere al di fuori del corpo umano). Nulla di nuovo: mi sembra sia quello che accade da sempre anche con altri virus come il raffreddore o l'herpes.
Qual'e' la lezione che possiamo imparare da tutto cio'?
Per prima cosa e' imperativo bloccare l'epidemia primaria al piu' presto per non far crescere il numero di persone asintomatiche oltre la soglia d'innesco, oltre la quale la loro epidemia e' in grado di autoalimentarsi.
Siccome non possiamo tenerci "in casa" il Sars-CoV-2, perche' a differenza del raffreddore questo virus e' letale, e' importantissimo aver individuato il modo di eliminarlo cioe' farlo estinguere: impedire che si inneschi l'epidemia degli asintomatici oppure, se si e' innescata e si sta autoalimentando, cercare di ridurre il potere di contagio per portare R0<1 e farla estinguere (ma questo e' molto piu' difficile e lungo nel tempo).
Come per ogni epidemia questo e' vero sia su scala globale che su scala locale, per cui anche l'epidemia degli asintomatici puo' generare focolai d'infezione quando in un particolare ambiente geograficamente limitato le misure di contenimento del contagio si sono ridotte, consentendo all'epidemia di espandersi con maggiore velocita'.
Bisogna studiare ogni focolaio per capire dove e' venuto meno il contenimento del contagio per evitare che possa ripetersi.
Per fare un esempio potrebbe essere nella presenza di una o piu' persone immuno-depresse che possono essere infettate anche da cariche virali molto deboli, sviluppando poi molti virus con sintomi vistosi ed alta capacita' di contagio. Queste persone dovrebbero essere individuate preventivamente e protette ovunque siano, non solo nei focolai, in quanto sono pazienti critici, suscettibili di danni molto gravi sia a se' stessi che agli altri, nell'evenienza di un contagio.
Gli altri, risultati positivi all'RNA, se asintomatici potrebbero anche essere tutti non contagiosi.
Qui' si trova anche la risposta ad una domanda che sento ripetere da tutti gli scienziati in TV. Non capiscono perche' il virus si comporti in modo diverso nei vari Paesi: in Grecia l'epidemia e' finita mentre in Lombardia ancora dura con una coda che stenta a scomparire. E' perche' in Lombardia e' in atto l'epidemia degli asintomatici che in Grecia si e' estinta, perche' durante l'epidemia primaria non era riuscita a crescere oltre la soglia d'innesco, com'e' invece successo in Lombardia.
Far estinguere sul nascere questa epidemia degli asintomatici che perpetua la presenza del virus tra noi, e' un'occasione imperdibile che nessun Paese dovrebbe farsi sfuggire.
  • Chi non lo ha fatto purtroppo deve poi fare i conti per tempi lunghi con la presenza nascosta e difficile da combattere di una grande quantita' di virus, coltivati dalla popolazione asintomatica che si auto-mantiene infetta, che si manifestano con un piccolo ma continuo numero di nuovi contagi e decessi (questi sono i piu' immunodepressi che possono subire infezioni gravi anche da cariche virali modeste). Cosa ancora peggiore e' la minaccia del ritorno di altre ondate dell'epidemia primaria, avendo in casa un cosi' grande numero di virus pronti a colpire di nuovo non appena le condizioni per i contagi tornino favorevoli (per esempio con il freddo).
  • Chi invece lo ha fatto non ha piu' un grande problema di una popolazione di asintomatici che allevano colonie virali nel loro corpo e quindi per loro tutti i problemi sanitari interni sono risolti permanentemente. Rimane per loro la preoccupazione di non far tornare il virus dai Paesi che, non essendo stati sufficientemente accorti dal punto di vista della prevenzione, mandano in giro persone asintomatiche contagiose.
Questo e' il presente ed il futuro che ci attende.
I Paesi che hanno consentito all'epidemia primaria di estendersi molto, per impreparazione sul piano scientifico o amministrativo o deliberatamente (non posso non pensare in questo momento agli USA, al Brasile ed alla Cina anche se per la Cina il problema era totalmente nuovo) non solo si sono messi in guai enormi sia sul piano sanitario che economico, avendo un numero grandissimo di asintomatici in circolazione, ma creeranno grossi problemi a tutti gli altri Stati, compresi quelli che sono riusciti ad uscire bene dalla pandemia, creando gravi problemi per tempi non brevi alla mobilita' delle persone con tutte le implicazioni economiche conseguenti.
Sara' prevedibile e comprensibile che gli Stati che, avendo contenuto efficacemente l'epidemia primaria sono riusciti a mantenere sotto soglia l'epidemia successiva degli asintomatici, evitando cosi' di ospitare permanentemente un'epidemia estesa di asintomatici, vogliano conservare il piu' a lungo possibile questo loro stato di maggiore immunita' nazionale futura al Sars-CoV-2. La conseguenza ovvia sara' una riduzione della mobilita' globale per tempi non brevi, anche se sara' molto difficile sfuggire al processo di diffusione progressiva del virus su scala globale, alimentata da quei Paesi che hanno fatto estendere molto al loro interno l'epidemia degli asintomatici.
Con questo virus che ha il 3% di mortalita' (piu' della "spagnola") questo sarebbe uno scenario catastrofico. E' indispensabile un'Autorita' sovranazionale autorevole ed efficiente che dia le giuste direttive impedendo che ci siano Stati che lascino crescere l'epidemia primaria oltre il limite di soglia che permette poi l'istaurarsi dell'epidemia nascosta degli asintomatici, che permette al virus di insediarsi stabilmente in quella popolazione e da li' di costituire una minaccia permanente di diffusione anche in tutti gli altri Stati del pianeta.
Se ignorano questo problema gli USA ed il Brasile (e non solo loro) rischiano di ritrovarsi chiusi in un lazzaretto mondiale del Sars-CoV-2.
Noi continuiamo a scrivere queste cose perche' le riteniamo molto importanti e perche' non sentiamo denunciarle da nessuno. Questo puo' accadere per due motivi: o nessuno crede che sia vero o nessuno conosce lo scenario da noi ipotizzato in questo articolo, benche' elementare.
Noi crediamo che sia vero perche' ci sembra la spiegazione piu' ovvia alla permanenza di tutti i virus tra noi, quando l'epidemia primaria e' scemata.
Se le cose stessero veramente cosi', dovremmo trarne alcuni importanti insegnamenti tra cui i seguenti.
  • Quando l'epidemia principale si e' conclusa bisogna valutare se nelle varie aree geografiche l'epidemia degli asintomatici e' in atto (si puo' vedere dal permanere di un limitato numero di nuovi contagi e decessi, com'e' ora in Lombardia).
  • Se e' in atto occorre tenere piu' in sicurezza le persone immuno-depresse (tra cui soprattutto gli anziani), che restano esposte a rischi gravi per se' e per gli altri, potendo risultare fonti di diffusione del contagio molto efficienti, se infettate, che potrebbero agevolare la nascita di nuovi focolai da cui potrebbe iniziare una nuova ondata di epidemia (primaria).
  • Poi bisogna instaurare misure di contenimento dei contagi prodotti dalle persone asintomatiche, differenziate per le varie regioni, anche per limitare gli oneri economici di tali misure.
  • Le misure di contenimento, sia su scala globale che locale (volte a prevenire la nascita di focolai), devono essere mirate soprattutto ad estinguere l'epidemia degli asintomatici, riducendo il numero delle persone infette (anche se non si sa chi sono) tramite misure atte a limitare il potere di contagio. Cio' nella consapevolezza che non appena il numero degli infetti scende sotto la soglia critica nell'area sotto controllo, l'epidemia degli asintomatici si estingue e cosi' il virus, perche' non puo' piu' disporre di ospiti umani nei quali replicarsi al fine di prolungare la sua sopravvivenza in quell'area.
Questa e' un'azione mai intrapresa dal genere umano, che ha sempre lasciato che gli altri virus restassero nascosti nella popolazione per sempre o quasi (com'e' stato per il virus del raffreddore, per esempio).
Il virus si adopera per insediarsi stabilmente nella popolazione e restarci per sempre, procurando sia dei focolai che periodiche ondate successive dell'epidemia primaria, non appena le condizioni ambientali diventano di nuovo favorevoli ai contagi (per esempio con il freddo).
Noi non dobbiamo permetterlo al Sars-CoV-2, trascurando le sue epidemie degli asintomatici e pensando che tanto i casi sono pochi, basta contenere i focolai, e' meno oneroso, ecc.
Questo dev'essere il nostro obiettivo principale, anche se per ora nessuno ne parla ancora.
Anche l'O.M.S. dice semplicemente che si dovra' convivere con il virus, apparentemente ignorando che e' ben diverso conviverci quando si ha un'epidemia degli asintomatici in fase di crescita autoalimentata oppure no, perche' si e' estinta nella maggior parte dei luoghi, grazie alle misure di prevenzione adottate. Per questo e' bene parlarne.

Quella che dovrebbe essere un'informazione cruciale per combattere l'epidemia nascosta degli asintomatici e' che, per non estinguersi in una popolazione umana, l'epidemia deve potersi estendere oltre una determinata SOGLIA oltre la quale sono piu' numerosi i nuovi contagi che non le guarigioni ed i decessi: cioe' l'epidemia degli asintomatici da quella soglia in poi e' in grado di auto-mantenersi e comincia a crescere esponenzialmente fino a raggiungere l'equilibrio imposto dalla cosiddetta "immunita' di gregge".
In attesa di vaccini o farmaci antivirali specifici l'unico modo che abbiamo per impedirle di raggiungere questa "SOGLIA DI DECOLLO" e' di limitare il potere di contagio dei virus: oltre alle condizioni ambientali a noi favorevoli (l'estate) possiamo usare le varie misure di contenimento gia' sperimentate con successo (distanziamento, mascherine, pulizia delle mani, ecc.), potendo monitorare contemporaneamente il livello di sviluppo dell'epidemia degli asintomatici (con la misura dei nuovi contagi ed i decessi, come si sta facendo in Lombardia).
Questo e' un dovere per tutti: l'epidemia nascosta degli asintomatici nel caso del virus Sars-CoV-2 non puo' essere ignorata come quella del raffreddore ma per la prima volta dobbiamo organizzarci per combatterla sempre ed ovunque, anche se non si vede, altrimenti produrra' periodicamente altre ondate dell'epidemia primaria con tutti i danni umani e sociali che ormai ben conosciamo.
Bisogna dire alla popolazione: "Non aiutate il virus a sopravvivere: evitate di contagiare gli altri! (anche se pensate di essere sani)".
Per fare un esempio dell'importanza dell'epidemia nascosta degli asintomatici, consideriamo il metodo della quarantena con cui si ritiene necessario e sufficiente trattenere in osservazione per un certo numero di giorni una persona che arriva da un Paese a rischio. Ebbene se precedentemente quella persona fosse stata infettata in modo asintomatico (per la sua buona risposta immunitaria e/o perche' venuta in contatto con una carica virale modesta) allora certamente non mostrera' sintomi durante i giorni della quarantena, pur potendo restare negativa al tampone (ma non al test sierologico, che sarebbe anche piu' importante in questi casi, soprattutto d'estate).
Se dopo la quarantena questa persona asintomatica viene lasciata libera di circolare perche' non manifesta sintomi, potrebbe rilasciare delle modeste cariche virali nell'ambiente tali da poter mettere a rischio le persone piu' esposte (anziani ed immunodepressi), le quali a loro volta, se infettate, potrebbero rilasciare cariche virali anche forti e tali da produrre nuovi focolai di contagio.
Questo esempio mostra come debbano essere valutate con attenzione tutte le implicazioni della presenza dell'epidemia degli asintomatici, di cui invece mi sembra che quasi nessuno ne parli in modo appropriato.
In particolare la prevenzione va gestita in maniera diversa in quei Paesi che hanno consentito all'epidemia degli asintomatici di estendersi molto.
Inoltre questi Paesi si sono assunti una grande responsabilita', lasciando che al loro interno si instaurasse una estesa epidemia di asintomatici, perche' oltre a creare grossi problemi a loro stessi, costituiscono una minaccia costante per gli altri Paesi in cui questo tipo di epidemia si e' estinta. Cio' perche' con la mobilita' delle persone si possono innescare in altri Paesi dei nuovi focolai d'infezione che, se non controllati a dovere (e non e' facile), possono essere la causa di una nuova diffusione del contagio Covid-19 in Paesi che ne erano ormai esenti.

Concludiamo ribadendo che lo scenario che ci troviamo ad affrontare e' assolutamente inedito. Il Sars-CoV-2 e' un virus nuovo che non era presente nel genere umano ma che si sta comportando come tutti gli altri virus conosciuti: dopo averci colpito sta tentando di insediarsi permanentemente tra gli uomini, nascondendosi in una moltitudine di persone che lo ospitano inconsapevolmente essendo prive di sintomi, in quanto la loro risposta immunitaria non consente al virus di moltiplicarsi oltre il limite che farebbe emergere la patologia Covid-19.
Come abbiamo gia' discusso in precedenza, alcune di queste persone risultano pero' anch'esse contagiose, sia pur diffondendo cariche virali modeste, perche' e' limitato il numero di virus che esse ospitano.
Questi virus dispersi nell'ambiente entrano in contatto con altre persone ed in seguito al confronto tra la carica virale e la risposta immunitaria della persona possono verificarsi 3 casi:
  1. La risposta immunitaria prevale sulla modesta carica virale e la persona non si infetta.
  2. Prevale la carica virale e la persona si ammala di Covid-19 (questo puo' accadere con piu' probabilita' nelle persone piu' esposte al rischio come gli anziani e gli immunodepressi).
  3. Prevale la carica virale ma la persona non si ammala perche' i virus non riescono a proliferare quanto occorre e la persona si aggiunge al grande numero di persone infette ma asintomatiche in circolazione che inconsapevolmente forniscono un riparo sicuro al virus per perpetuare la sua presenza tra la popolazione.
Quindi anche la moltitudine di persone asintomatiche costituisce un rischio per l'insorgenza di nuovi focolai dell'epidemia primaria.
Ma la cosa piu' importante da rilevare e' che questa moltitudine nascosta di persone asintomatiche permane anche dopo che l'epidemia primaria si e' esaurita in misura piu' o meno numerosa a secondo dell'ampiezza raggiunta dall'epidemia primaria che ha alimentato la moltitudine di asintomatici.
La sua presenza sia pur nascosta si manifesta con un numero piccolo ma costante di decessi e di nuovi contagi, rilevabili epidemiologicamente, che ci forniscono un'indicazione dell'estensione di questa moltitudine di asintomatici. In Italia dopo l'epidemia primaria e' rimasta solo in Lombardia; in altri Paesi, come gli USA o il Brasile, sara' ben piu' estesa.
Ma come e' destinata ad evolversi questa moltitudine di asintomatici: diminuiranno, resteranno costanti o aumenteranno?
Ebbene puo' accadere che si generino nuovi asintomatici per contagio, modesto ma presente anche se poco probabile, provocato dagli asintomatici in circolazione.

Questo meccanismo puo' innescare un'altra EPIDEMIA DIVERSA, che abbiamo chiamato "epidemia degli asintomatici", in quanto un asintomatico che rilasci nell'ambiente cariche virali modeste ma non trascurabili puo' generare per contagio dei nuovi asintomatici e
  • se la popolazione degli asintomatici e' molto estesa il numero dei nuovi contagi puo' superare il numero degli asintomatici che guariscono, per cui come nell'epidemia primaria il numero degli infetti asintomatici puo' crescere esponenzialmente anche se con minore rapidita'.
  • Invece se la popolazione degli asintomatici NON e' molto estesa, cioe' se e' sotto una certa SOGLIA il numero dei nuovi contagi puo' rimanere inferiore al numero degli asintomatici che guariscono, per cui come nell'epidemia primaria il numero degli infetti asintomatici tende ad azzerarsi ed anche l'epidemia degli asintomatici, che riguarda la moltitudone di ospiti umani che favoriscono la sopravvivenza e la permanenza del virus tra noi, puo' scomparire.
E' ovviamente questo l'obiettivo da perseguire nel prossimo futuro su tutto il pianeta con le giuste e rigorose misure di contenimento (chi non le ha adottate prima dovra' farlo poi), per non aiutare il Sars-CoV-2 a permanere tra noi.
Non siamo chiamati ad intervenire solo contro l'epidemia primaria ma anche contro la successiva epidemia degli asintomatici per cercare di impedire la permanenza perpetua del Sars-CoV-2 tra noi, com'e' per gli altri virus (per esempio raffreddore o herpes).
Adoperarci per estinguere l'epidemia degli asintomatici e' doveroso per ridurre il "dead toll" costante che comporta il livello degli asintomatici in circolazione.
  • Se poi il Sars-CoV-2 non e' in grado di permanere indefinitamente nel corpo di un asintomatico, con i soli provvedimenti di prevenzione epidemiologica si potrebbe ottenere non solo l'estinzione dell'epidemia degli asintomatici (fattore dinamico) ma anche l'azzeramento del numero degli asintomatici (fattore statico) e si raggiungerebbe cosi' anche l'obiettivo di fare un passo avanti molto importante verso l'eliminazione della presenza del virus dalla faccia della Terra.
  • Se invece, purtroppo, questo virus fosse in grado di permanere indefinitamente nel corpo di un asintomatico, come fa l'herpes che si nasconde in parti del corpo poco irrorate dai fluidi organici e quindi piu' difficilmente raggiungibili dagli anticorpi, allora la guerra al Sars-CoV-2 sarebbe piu' dura e vincerla sarebbe un compito molto arduo della ricerca farmacologica, perche' il virus dovrebbe essere estirpato da tutte le singole persone infettate, una volta fermata l'epidemia di asintomatici che ne farebbe crescere il numero.
Viviamo in un mondo pieno di germi, batteri e virus ed abbiamo accettato di conviverci. Ma quando un virus e' cosi' nocivo per l'uomo la tolleranza del Sars-CoV-2 non e' ammissibile, per cui credo che per la prima volta l'Umanita' debba cimentarsi in questa battaglia che ci attende, che sara' quella contro l'epidemia degli asintomatici: ogni Paese dovra' riuscire con il contenimento a far scendere il numero d'infetti sotto la soglia di auto-sostentamento dell'epidemia, per farla scemare sempre piu'. Ci vorra' qualche anno perche' questo problema venga compreso ma il percorso e' segnato.
Sara' lunga e difficile ma alla fine l'Umanita' dovra' assolutamente vincere questa guerra per mantenere sicuro e pulito il pianeta Terra.
Le metodologie epidemiologiche, farmacologiche, cliniche e tecnologiche che dovremo inventare per vincere questa guerra potrebbero poi tornarci molto utili nel caso comparissero, deliberatamente o per errore, degli altri virus o microrganismi creati in qualche laboratorio di guerra NBC (Nucleare, Chimica e Batteriologica), tra i tanti sparsi in giro per il mondo.
Il genere umano deve imparare a difendersi anche da questi pericoli, che ormai con il passare degli anni non sono piu' tanto remoti.

Assistiamo in questi giorni di fine agosto 2020 ad uno spettacolo sconfortante: giornalisti e, cosa piu' grave, amministratori che si preoccupano della "seconda ondata" dell'epidemia da Sars-CoV-2 mentre nessuno ha ancora capito che, con l'incremento della capacita' diagnostica, stanno osservando chiaramente per la prima volta quella che noi abbiamo chiamato "epidemia degli asintomatici". Cio' e' reso possibile dal fatto che le temperature ancora alte di fine agosto non permettono nella maggior parte dei casi lo sviluppo della sindrome Covid-19 (la malattia).
Avendo lasciato progredire questa epidemia "secondaria", soprattutto con il rilascio delle precauzioni nel periodo vacanziero, e' normale che le persone positive al test siano molto numerose, come nell'epidemia primaria della scorsa primavera quando la temperatura piu' bassa permetteva piu' spesso lo sviluppo della sindrome Covid-19 e le terapie intensive erano al collasso.
Ora invece la grande maggioranza delle persone positive al test sono asintomatiche, quindi non deve scattare lo stesso allarme di allora (arrivando addirittura ad ipotizzare un secondo lockdown generalizzato, come ha lasciato intendere per esempio il presidente francese).
Non avendo compreso la differenza tra l'epidemia primaria da Sars-CoV-2 e l'epidemia secondaria (quella degli asintomatici) gli amministratori rischiano di commettere errori catastrofici per l'economia ed anche per la salute,
Assistiamo per esempio a propositi di fare "uno sforzo immane" per estendere in Italia i test con tamponi agli 8 milioni di studenti, non avendo capito che uno studente puo' essere negativo al test ma poi infettarsi gia' il giorno seguente (fuori della scuola). Il test ha senso per chi si imbarca su un aereo ma non per uno studente che entra a scuola (dato che non si puo' ripetere tutti i giorni).
Per combattere nel modo migliore questa pandemia e' indispensabile capire il fenomeno come si sviluppa.
L'arma risolutiva sara' un farmaco antivirale specifico che e' ben lungi da essere disponibile. Fino ad allora dovremo convivere con il Sars-CoV-2, che rimarra' tra noi nascosto in una moltitudine di persone infette ma asintomatiche, perche' il loro sistema immunitario funziona bene e tiene a bada il virus non consentendogli di sviluppare i sintomi e la sindrome Covid-19.
Se con 100.000 test al giorno riveliamo che il loro numero e' diventato elevato non dobbiamo stupirci piu' di tanto. Dobbiamo invece adoperarci a far comprendere alla popolazione la nuova realta' del mondo in cui si trovano a vivere, anche se non piace loro e preferirebbero ignorare il problema. Mettere la testa nel buco come gli struzzi per non vedere e' sbagliato e porta a far estendere l'epidemia degli asintomatici e quindi il rischio sanitario dell'epidemia primaria, che ritornera' nel periodo invernale, quando l'esposizione della popolazione al virus sara' maggiore (per i motivi spiegati in precedenza) e le difese immunitarie minori.
Se la popolazione capisce allora abbiamo piu' speranze di contenere l'espansione dell'epidemia degli asintomatici, che sono persone normali che sembrano star bene ma che in realta' possono talora trasmettere l'infezione.
In attesa che la Ricerca risolva definitivamente il problema dobbiamo tutti adoperarci, con i giusti comportamenti di prevenzione, a contenere al massimo lo sviluppo di questa minaccia subdola e nascosta: l'epidemia degli asintomatici.




Appendice A: LA RIPRESA DELL'ECONOMIA (opinioni personali dell'autore al 22/4):
Oltre a morire per il virus si puo' anche morire per la grande crisi conseguente alla pandemia. Quindi pilotare bene la ripresa dell'economia e' altrettanto importante che salvare i malati.
L'economia decolla se il denaro circola e perche' questo accada le condizioni sono due: che la gente abbia denaro da spendere (quindi riapertura e lavoro) e che lo possa spendere (quindi condizioni di epidemia bassa e sotto controllo).
Questo significa che adoperarsi per abbassare il livello del "plateau" dei contagi non serve solo a ridurre i il numero di malati ed i decessi ma anche a permettere all'economia di ripartire.
Il livello dei contagi totali osservato oscilla ma il valor medio non scende dal livello che abbiamo chiamato "plateau" se non c'e' una specifica causa che lo provochi, perche' quel numero di contagi e' sempre alimentato dalla produzione di nuovi contagiati in condizioni stazionarie (cioe' se non si interviene a ridurli) almeno finche' la popolazione non sara' stata tutta contagiata o vaccinata. Questo concetto, a noi chiaro, sembra non sia ancora stato acquisito da nessuno, perche' sembra che tutti stiano aspettando una discesa spontanea (non si sa perche') del numero dei nuovi contagi. Purtroppo crediamo che non potra' essere cosi' perche' il livello del "plateau" e' determinato dalla permanenza dell'alimentazione di nuovi contagi all'epidemia, come quella che stiamo qui' discutendo dei malati domiciliati (a casa).
Il metodo certo per impedire nuovi contagi e' quello di isolare i contagiati, tenendoli in un ambiente protetto e controllato. In queste condizioni, se non ci fossero gli asintomatici ed i contagiati sconosciuti, i virus in pochi giorni sparirebbero e l'epidemia terminerebbe (resterebbero da controllare solo i contagi di importazione con la quarantena).
Noi crediamo che sara' ben difficile far ripartire l'economia del Paese se permane il livello dei nuovi contagi attuale. Tanto per fare un esempio crediamo che il turismo rimarra' pressoche' azzerato. E' percio' essenziale adoperarsi da subito per ridurre il livello del "plateau" dei contagi finora raggiunto grazie al "lockdown" anche se si e' raggiunto l'equilibrio negli ospedali con il numero dei nuovi malati sotto al numero dei dimessi (guariti o deceduti. Il problema che stiamo trattando qui' non riguarda la medicina ma l'economia.
Per questo riteniamo che non sia eludibile il problema del controllo dei contagiati noti, che non si trovano ancora in strutture protette. Sembra che siano oggi intorno ad 80.000 e che ne siano stati collocati in strutture protette ad oggi solo 7.000. E' evidente che si tratta di un problema molto grande ma crediamo che tutte le strutture alberghiere resteranno vuote ed improduttive, perche' nessuno prenotera', finche' il livello dei contagi attuali non scendera' e questo non accadra' se non si affronta questo enorme problema.
La spesa da affrontare per il SSN potrebbe concorrere a far sopravvivere molte aziende alberghiere e a dare lavoro a molte persone che riuscirebbero cosi' a far superare il periodo di crisi alle loro famiglie. Cosa ancora piu' importante si riuscirebbe ad eliminare una potentissima fonte (se sono 80.000) che alimenta il numero di nuovi contagi, riuscendo cosi' a far scendere sensibilmente il livello del "plateau" dei contagi che sarebbe il miglior biglietto da visita per i rapporti commerciali e turistici dell'Italia.
Inoltre non si deve ignorare che ogni nuovo malato contagiato da queste persone (che sono tante, il 24.7% del totale dei contagiati) ha un costo per il SSN molto piu' alto del costo del loro mantenimento in strutture protette, per cui l'entita' del problema di una loro sistemazione in strutture protette e' un falso problema, perche' comporta una riduzione e non un aggravio di spesa per lo Stato.
Il contributo di questi pazienti al livello del "plateau" dei contagi e' grande per questi motivi: ogni persona contagiata concorre alla propagazione del contagio con un'efficienza diversa (il famoso coefficiente R0) che dipende dalle condizioni al contorno in cui si trova. Se questa persona si trova confinata in area protetta ha R0=0 (non contagia nessuno) ma se invece sta in famiglia R0 puo' essere anche molto elevato a secondo del numero di persone che ha intorno e della loro formazione. Il numero totale dei contagiati si evolve con la sommatoria di tutti i contributi di queste persone e puo' crescere molto (se sono 80000) andando ad alimentare il livello della curva del numero totale dei contagiati, impedendogli di scendere verso lo zero ed arrecando cosi' un danno grave e permanente allo sviluppo dell'economia nazionale, perche' il livello del "plateau" dei contagi non si abbassa.
Affermazioni ascoltate da pur bravissimi scienziati che "i focolai famigliari non sono un problema perche' destinati ad esaurirsi quando tutti si saranno infettati" oltre che ciniche sono anche sbagliate perche' non tengono conto del loro contributo allo sviluppo della progressione esponenziale dell'epidemia.
Al termine del "lockdown", in queste condizioni potrebbe salire di molto il numero attuale degli 80.000 pazienti infetti e non sufficientemente controllati. In assenza di interventi adeguati questo problema potrebbe crescere a livelli ancora meno governabili compromettendo un'equilibrata ripartenza dell'economia.

Appendice B: LA RIPRESA DEL TURISMO (25/4: contributo personale dell'autore):
L'epidemia, limitando la mobilita' delle persone, deprime inevitabilmente il turismo. Trattandosi di un settore particolarmente importante della nostra economia, soprattutto per il meridione d'Italia, esaminiamo i problemi da risolvere per poter procedere quanto prima ad una riapertura in sicurezza delle strutture ricettive, cosi' importanti per portare lavoro anche a bar e ristoranti e per far ripartire il turismo.
ALBERGHI: Cerchiamo qui' di portare un contributo al settore della ricettivita' alberghiera che piu' di altri sara' gravato dai problemi della prevenzione sanitaria.
I problemi da risolvere riguardano sia la protezione dei clienti che quella del personale alberghiero.
Per questo, come in molti altri posti, crediamo che chiunque vorra' entrare in un albergo dovra' essere sottoposto ad un rapido controllo della temperatura sulla fronte con un termoscanner. Il personale, dotato di mascherina protettiva e di guanti monouso, dovra' sempre rispettare la distanza minima di 1 metro dai clienti, evitando ogni contatto fisico (per esempio acquisendo i loro dati anagrafici esclusivamente tramite foto inviate dal cliente via smartphone o con fotocopie dei documenti fatte dai clienti e mai toccati dal personale).
I pagamenti, meglio se elettronici, vanno fatti sempre usando guanti monouso e POS avvolti in buste di plastica a perdere.
Per la protezione dei clienti e del personale possono essere di grande aiuto l'uso di biancheria, piatti, posate e bicchieri monouso, che eliminano al personale tutto il lavoro connesso alle loro manipolazioni.
Va sempre tenuto presente che tra i clienti si puo' sempre nascondere una persona infetta, all'insaputa di tutti perche' asintomatica. Per questo si deve effettuare almeno due volte al giorno una pulizia e disinfezione con carta e candeggina delle superfici piu' esposte, delle maniglie, pulsanti, ecc.
Purtroppo non puo' essere evitato all'albergatore l'onere di disinfettare ogni camera dopo la partenza del cliente.
Bisogna percio' individuare un idoneo metodo, praticabile ed economico, che ancora non siamo certi quale possa essere.
Per citare un possibile esempio, voglio qui' considerare, da fisico, un metodo "termico" per ottenere la sanificazione che a me sembra interessante per gli hotel. Ipotizziamo di riscaldare la camera dopo la partenza del cliente per qualche ora con un economico termoventilatore da 3KW temporizzato (costano 40 euro e ne occorre uno per ogni camera partita) ad una temperatura sufficientemente alta da rendere non piu' attivi gli eventuali virus presenti.

Per comprendere questo metodo si deve tener presente che se si lasciasse la camera vuota, senza fare nulla per alcuni giorni (probabilmente una settimana) i virus si disattiverebbero spontaneamente e non ci sarebbe allora nulla piu' da sanificare.
Questo metodo di sanificazione "termico" allora vuole soltanto accelerare tramite l'innalzamento della temperatura l'eventuale processo di degrado spontaneo dei virus.
A temperatura piu' alta corrisponde un incremento della velocita' di vibrazione e rotazione delle varie molecole nell'ambiente: e' possibile che questo possa provocare un'accelerazione nel processo naturale di danneggiamento che subiscono i virus, che cosi' perderebbero la loro capacita' di infettare (cioe' si disattivano) in un tempo minore. Una volta disattivati, i virus non possono piu' riprodursi e quindi non c'e' piu' pericolo di infezione, anche se la loro "salma" (contenente RNA) rimane ancora rilevabile per un po' di tempo nell'ambiente.
Con le misure di laboratorio si puo' quantificare questo tempo in funzione della temperatura.
Per valutare l'eventuale applicabilita' in campo alberghiero di questo metodo bisogna conoscere qual'e' la temperatura necessaria (ci auguriamo che non sia molto piu' di 40 gradi) ed il tempo necessario (saremmo felici se fosse non piu' di 4 ore).
Per questo occorrerebbe incaricare al piu' presto un laboratorio idoneo per fare una serie di misurazioni della capacita' di replicazione virale dopo la permanenza del virus a temperature e tempi diversi su una superficie.
Mi auguro che il tempo necessario ad una sufficiente disattivazione del virus con la temperatura possa risultare piu' o meno cosi': a 10 gradi 7 giorni; a 20 gradi 4 giorni; a 30 gradi 1 giorno; a 40 gradi 4 ore; a 60 gradi 0.1 ore; a 90 gradi 0.001 ore.
La speranza di successo di questo metodo "termico" si basa sull'osservazione che i Paesi con temperature tropicali (intorno a 30 gradi) sembra siano stati interessati meno da questa epidemia. Tra questi ci sono i Paesi a sud della Cina, che pure hanno avuto stretti contatti con quel Paese, come pure l'Africa e tutti i Paesi nell'emisfero australe, in cui finora era estate (ora pero' sta per arrivare l'inverno).
Questo fa pensare che la temperatura, anche solo intorno a 30 gradi, possa ridurre significativamente la contagiosita' di questo virus. Cio' perche', se a queste temperature tropicali si riduce il tempo in cui il virus rimane attivo nell'ambiente, si riduce l'esposizione della popolazione.

Allora negli hotel si potrebbe evitare di far spruzzare, con costi elevati, liquidi maleodoranti, poco adatti ad essere usati nelle camere e che difficilmente riuscirebbero a raggiungere tutti i punti della camera. Si puo' ipotizzare invece di innalzare (facilmente) la temperatura della camera per il tempo necessario indicato dai test di laboratorio, che potrebbero averlo validato come metodo sicuro per coprire le responsabilita' penali e civili dell'albergatore, perche' la temperatura, meglio dei liquidi spruzzati, e' sempre in grado di raggiungere in modo omogeneo tutti i punti della camera, anche quelli piu' difficili da raggiungere, in cui potrebbero nascondersi i virus.
Il personale dell'hotel e' anche interessato al buon esito della sanificazione, non volendo correre alcun rischio entrando poi in camera al termine dell'operazione. Questo loro coinvolgimento e' la migliore garanzia del buon esito della sanificazione e rende possibile a nostro avviso gestirla in maniera autonoma (senza dover ricorrere a ditte specializzate con costi piu' elevati e forse non sopportabili). Altrimenti crediamo che il problema normativo si possa comunque risolvere in ambito aziendale, con la nomina di un "esperto qualificato" garante della sanificazione, scelto tra il personale dell'hotel con qualifica medio-alta e adeguatamente formato.
Le controindicazioni potrebbero essere due: 1) Occorrerebbe necessariamente d'estate disporre di un condizionatore d'aria per ripristinare rapidamente una temperatura gradevole nella camera; 2) Se dai test di laboratorio il metodo risultasse praticabile ma con un tempo superiore a 4 ore (e fino a 28 ore) allora la camera andrebbe lasciata vuota per il giorno seguente dopo la partenza del cliente. La perdita economica per l'hotel pero' sarebbe solo una piccola frazione del costo della camera potendo difficilmente l'hotel essere sempre completo in tempo di Covid-19.
Nel caso questo metodo risultasse valido, potrebbe anche essere convenientemente usato nella sanificazione delle residenze per anziani (RSA), che sono come alberghi.
Se cosi' fosse, e' lecito chiedersi perche' gli specialisti usino metodi con spruzzatori di disinfettanti, come fanno i militari russi venuti in Italia per aiutarci. E' semplice: per sanificare ambienti esterni come veicoli o pareti esterne di palazzi non si puo' innalzare la temperatura della strada per ore mentre nell'interno di ambienti di volume limitato come le camere d'albergo si puo'. Cosi' e' possibile usare questo metodo "termico" perche' piu' economico, semplice e preferibile nel caso degli alberghi, dovendo essere applicato in modo ricorrente.

Se poi invece dai test di laboratorio risultasse che questo virus, ancora cosi' poco conosciuto, non si disattiva a sufficienza con la temperatura allora si dovrebbe trovare un altro metodo idoneo per gli hotel, come ad esempio l'uso dell'ozono (se da test di laboratorio risultasse idoneo a disattivare questo virus), che pero' sembra abbia qualche controindicazione per i soggetti asmatici se inalato oltre un certo limite.
Crediamo che questa della sanificazione sia la principale sfida per gli albergatori perche', se non si risolve questo problema, per la loro riapertura il principale ostacolo piu' che le Autorita' sarebbero i clienti che non accettaranno di dormire in una camera non sicura ed anche il personale alberghiero che non vorra' rischiare la salute piu' del necessario. Per il resto delle precauzioni da adottare il lavoro all'interno di un albergo non sembra differire molto dagli altri ambienti di lavoro.
Infine l'efficace sanificazione delle camere costituirebbe la migliore pubblicita' per attrarre una clientela ormai inevitabilmente diffidente.

Appendice C: LA RIPRESA DELLE ATTIVITA' RICETTIVE: esempi per le isole d'Ischia ed Elba (29/4: pensiero dell'autore):
E' corretta l'impostazione di gradualita' adottata dal Governo italiano nell'ultimo decreto DPCM.
Tuttavia sentiamo il dovere civico di affermare che, a nostro avviso, avrebbe fatto ancora meglio ad inserire nella normativa nazionale anche una sperimentaziome, svolta con precisi presupposti scientifici, di varie riaperture a macchia di leopardo in vari territori limitati, non solo per tener conto delle diverse realta' locali ma anche e soprattutto per poter meglio monitorare il contributo ai contagi delle diverse attivita' economiche riaperte in aree limitate e ben definite del Paese, quindi piu' facilmente controllabili rispetto a riaperture fatte su scala nazionale.
Per fare un esempio, ipotizziamo di RIAPRIRE SUBITO NELLA SOLA ISOLA D'ISCHIA O ELBA O CAPRI prima tutti gli hotel e poi tutta la ristorazione una settimana dopo, per poter distinguere i loro diversi contributi all'eventuale incremento dei contagi nelle persone piu' esposte, adeguatamente monitorate con esami per Covid-19.
Le prenotazioni dovrebbero essere accettabili solo con una permanenza minima prestabilita per contenere il movimento dei turisti, non residenti.
Fare arrivare i turisti nell'isola sarebbe possibile permettendo ai singoli ed alle famiglie di poter arrivare, viaggiando per turismo in tutta Italia, potendo esibire il voucher di una prenotazione non rimborsabile per un hotel dell'isola, ma solo in automobile (per rispettare il distanziamento con gli altri).
Si potrebbero allora riaprire le prenotazioni alberghiere nell'isola per un periodo sperimentale limitato inizialmente al periodo della sperimentazione (per maggior sicurezza). Gli alberghi che hanno accettato di riaprire dovrebbero essere supportati al massimo non solo dalle autorita' locali ma anche dalla federazione di categoria che non puo' che essere molto interessata al buon esito dell'esperimento per ovvi motivi, tra cui la definizione delle linee guida generali per tutta la categoria. La pubblicita' dell'operazione risulterebbe assicurata naturalmente in modo spontaneo e gratuito.
Dovrebbero subito essere fornite agli hotel tutte le necessarie prescrizioni da rispettare per l'ospitalita' in tempi di Covid-19 (come gli esempi da noi discussi al punto precedente), sanificazione compresa, fatta nel modo piu' praticabile.
Crediamo che tutti si adopererebbero al massimo per condurre a buon fine l'esperimento perche' e' in gioco il futuro di tutti.
Dopo una settimana, in cui si puo' tenere facilmente sotto controllo il numero dei contagiati (per questo proponiamo un'isola come Ischia o Elba o Capri e non una citta' come Venezia), se non appare un'eccessiva progressione crescente nel numero dei contagi (nel qual caso la sperimentazione dovrebbe essere terminata) si possono riaprire i bar ed i ristoranti che nel frattempo possono essersi adeguatamente preparati.
E' solo un'ipotesi ma in tre settimane si potrebbe cosi' sapere se i comportamenti di tutti sono stati tali da permettere di lasciare aperte queste aziende e quindi tutto il turismo dell'isola che potrebbe allora aprire le prenotazioni per tutto il periodo estivo.
Poter continuare oltre l'estate poi non e' sicuro e si dovrebbe valutare, perche' con il calo autunnale delle temperature potrebbe ritornare in tutta Europa un picco dei contagi (speriamo di no).
Quello che si sarebbe appreso in questo esperimento pilota potrebbe poi essere applicato a tutte le altre realta' turistiche d'Italia. Si potrebbe riuscire cosi' a salvare in buona parte una stagione turistica che sembra ormai irrimediabilmente compromessa.
Essendo probabilmente diversa la modalita' di diffusione per le varie attivita' economiche, riteniamo che altri esperimenti come questo dovrebbero essere condotti per tutti gli altri tipi di attivita' economiche in altre porzioni di territorio limitate sia per poter monitorare piu' facilmente l'evoluzione locale dell'epidemia che per limitare i danni in caso di insuccesso di uno degli esperimenti.
Tutti i vari esperimenti dovrebbero essere prima preparati e poi condotti simultaneamente per ridurre al minimo la durata ed il danno economico del "lockdown" per le varie attivita' e nei vari diversi territori da distinti gruppi di esperti tecnici, scientifici ed amministrativi che dopo tre settimane potrebbero iniziare a riferire le loro conclusioni.
Sono sicuro che molti clienti prenoterebbero subito, direttamente e con deposito "non rimborsabile" (che permetterebbe loro di ottenere il voucher per compiere il viaggio), pur di lasciare la citta' e raggiungere l'isola priva di contagi dove restare anche per un periodo non breve.
Questo risolverebbe loro anche il grave problema della ripartenza che tutte le altre aziende avranno nella ripartenza: quello della carenza di clienti (per esempio si fara' ripartire una fabbrica di auto ma poi non ci saranno clienti a sufficienza per comprarle, con rischi sull'occupazione).
Questi esperimenti definirebbero le linee guida per poter procedere alla riapertura delle stesse attivita' economiche nel resto d'Italia ed oltre.
Volendo essere di stimolo alla ripartenza del Paese abbiamo deliberatamente preso ad esempio un settore delle attivita' economiche che non e' stato incluso nei recenti provvedimenti sulla riapertura graduale dell'economia: quello del turismo che pure e' cosi' importante per l'Italia.
Infine non ci stancheremo mai di ripetere che il successo nella limitazione dei contagi dipende soprattutto dalla conoscenza che ciascuno di noi deve aver acquisito su come accade che ci si contagi, cioe' da quello che noi abbiamo qui' chiamato l'ADDESTRAMENTO delle persone. Proprio questo dovrebbe essere il vantaggio della Svezia, che ora viene indicata dall'OMS come modello per il controllo dell'epidemia senza "lockdown" totale.
Il contributo alla diffusione di queste conoscenze, cioe' l'addestramento, e' stata la motivazione principale di questo nostro articolo.